Nonostante gli appelli al dialogo piovuti da Mosca, la sensazione è che sul caso Navalny si proceda in direzione di un muro contro muro. Le accuse del governo della Germania (dove l’oppositore di Putin è ricoverato da oltre dieci giorni per avvelenamento), la replica piccata del Cremlino, la conferma del Novichok da parte dei medici tedeschi e addirittura l’intervento Nato a chiedere chiarimenti. Per ora un nulla di fatto, con Navalny che resta in ospedale e l’andamento di una guerra di nervi fra gli attori in campo. La stessa del caso Litvinenko, o meglio, del più recente caso Skripal, che aveva ridotto ai minimi storici i rapporti fra Russia e Regno Unito. L’unica differenza, in questo caso, è che il presunto avvelenamento non è avvenuto in un Paese estero ma sopra i cieli di Tomsk, in Siberia, con primo ricovero a Omsk, a qualche centinaio di chilometri.
Per Berlino non si torna indietro. La sostanza tossica che ha ridotto in coma Aleksej Navalny è senza dubbio il Novichok, lo stesso che agì nel mall di Salisbury. Un punto che da Mosca negano ma nemmeno con troppa convinzione, limitandosi a dire che dai test medici russi non erano emerse sostanze nocive, attribuendo inizialmente a un malore lo stato di salute di Navalny. L’irremovibilità tedesca sulla questione sposta il dibattito su un altro piano, non meno importante: come sia finito il Novichok a contatto con il principale oppositore del presidente Putin. Se sia stato un avvelenamento deliberato e, in caso, da parte di chi. E se dall’Occidente non si formulano accuse specifiche, chiedendo a Mosca dei chiarimenti sulla vicenda, dal Cremlino arriva una spiegazione semplice: qualcuno ha usato Navalny per danneggiare l’immagine del leader.
Una ricostruzione che non ha convinto. Forse perché, rispetto ai casi precedenti in cui il giallo coinvolgeva due ex 007, ad andarci di mezzo è stato il principale avversario, politico e popolare, del presidente Putin. “Ricordo ancora una volta – ha detto in conferenza stampa il ministro degli Esteri Sergej Lavrov – che, non appena Navalny si è sentito male a bordo di quell’aereo, sono state prese misure immediate per farlo atterrare. Un’ambulanza era in allerta all’aeroporto, e lo ha portato immediatamente all’ospedale, dove è stato attaccato a un respiratore e sono state prese tutte le misure necessarie”. Come a dire, comunque la si pensi, che la Russia la sua parte l’ha fatta e che resta “in attesa dei fatti”. Che per Berlino e il resto dell’Occidente già ci sono.
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