Bogotà ha approvato l’accordo di pace con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc), frutto di 4 anni di negoziati all’Avana. Il Senato ha esaminato la nuova versione dell’intesa concordata dopo il No nel referendum del mese scorso all’accordo voluto per chiudere un conflitto armato che ha fatto oltre 260 mila morti nel corso di cinque decenni.
Il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha parlato di proposte più forti e che recepiscono i cambiamenti chiesti dai detrattori della prima intesa. Tra questi l’ex presidente Alvaro Uribe, secondo il quale però anche questo secondo testo sarebbe troppo indulgente nei confronti dei leader della guerriglia. Ora la nuova versione dell’accordo passerà alla Camera bassa del Congresso per l’approvazione.
Il nuovo testo, di 310 pagine rispetto alle precedenti 297, mette fine a 54 anni di guerra civile fra il governo e il gruppo filo marxista Forze Armate rivoluzionarie della Colombia. Come l’accordo precedente, raggiunto dopo quattro anni di negoziati a Cuba, l’intesa tratta dello sviluppo agrario, la smobilitazione dei guerriglieri e la loro partecipazione alla vita politica, la lotta al narcotraffico e tribunali speciali per i reati commessi durante la guerra civile.
Dopo il referendum che il 2 ottobre ha bocciato il primo accordo, Santos ha convocato tutte le parti politiche. Il dialogo si è concluso con 500 proposte di modifica divise in 57 temi, che sono state presentate alle Farc. Alla fine sono stati accettati cambiamenti su 56 punti, eccetto la richiesta di escludere dalla vita politica ex guerriglieri colpevoli di reati. Sia le Farc che il governo hanno infatti argomentato che l’obiettivo del processo di pace era proprio quello di favorire l’inserimento dei guerriglieri nella vita politica e civile.
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