Il Cdm ha sciolto il Comune di Foggia per “infiltrazioni mafiose” ed ha affidato ad una commissione straordinaria la gestione dell’ente. La commissione, secondo la proposta avanzata dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese al Cdm, sarà composta dal prefetto a riposo Marilisa Magno, dal viceprefetto Rachele Grandolfo e dal dirigente Sebastiano Giangrande.
Le indagini hanno evidenziato la presenza “di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti tra gli amministratori locali e la criminalità organizzata. Dalle indagini conseguenti ai fatti corruttivi – si legge nella relazione della commissione inviata in città dal Viminale – traspare un quadro inquietante della realtà amministrativa dell’Ente”.
Il comune di Foggia era già stato sciolto in via ordinaria dal prefetto, dopo le dimissione il 4 maggio scorso del primo cittadino, Franco Landella (Lega). Lo scorso 21 maggio, il sindaco dimissionario era poi stato arrestato e posto ai domiciliari dagli agenti della squadra mobile con le accuse di corruzione e tentata concussione. Nell’ambito della stessa inchiesta, erano state raggiunte da misure cautelari altre quattro persone, tra cui la moglie di Landella Daniela di Donna, dipendente comunale, che era stata interdetta dai pubblici uffici.
La Commissione d’accesso nominata dal prefetto di Foggia – ricostruisce Foggia Today – si era insediata il 9 marzo scorso per verificare se ricorressero pericoli di infiltrazione o condizionamenti da parte della criminalità organizzata nell’ambito dell’amministrazione comunale.
Nell’imminenza della scadenza dei tre mesi, aveva chiesto una proroga di altri tre mesi per svolgere il suo incarico, ma ne era bastato uno per completare gli accertamenti e rassegnare le conclusioni al prefetto, segno di una accelerata in vista dell’indizione del turno ordinario delle elezioni amministrative, che si dovrebbero svolgere il prossimo ottobre.
In 21 anni dall’introduzione della disciplina dello scioglimento conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento mafioso normato dall’art. 143 del Testo Unico degli Enti Locali “Scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare. Responsabilità dei dirigenti e dipendenti“, Foggia è il secondo capoluogo di provincia sciolto per mafia dopo Reggio Calabria nel 2012.
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