E’ ormai uno scontro aperto quello che si sta consumando a distanza fra il presidente francese, Emmanuel Macron, e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan. Al quale, l’esternazione del capo dell’Eliseo sul “separatismo islamista” ha provocato reazioni già redarguite dai rappresentati del corpo diplomatico francese ad Ankara. Eppure, dopo aver tacciato Macron di aver bisogno di “perizie psichiatriche”, il presidente della Turchia rincara la dose, denunciando “l’islamofobia” come “una peste dei Paesi europei”, riferendosi soprattutto alla Francia. Non solo. Secondo Erdogan, “in Europa contro i musulmani si sta compiendo una campagna di linciaggio simile a quella contro gli ebrei prima della Seconda Guerra Mondiale”. Dichiarazioni che hanno suscitato l’inevitabile reazione dei Paesi del Vecchio continente, laddove il precedente attrito si era limitato alla linea retta Francia-Turchia.
Duro il commento del portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, secondo il quale Erdogan ha usato parole “diffamatorie e assolutamente inaccettabili”. Più diplomatico ma altrettanto lapidario il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: “Piuttosto che un’agenda positiva, la Turchia sceglie provocazioni, azioni unilaterali nel Mediterraneo e ora insulti. È intollerabile. Rispetto per l’Europa ed i suoi Stati membri”. Sulla diatriba interviene anche il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, secondo il quale “le parole rivolte dal presidente Erdogan al presidente Macron sono inaccettabili. Le invettive personali non aiutano l’agenda positiva che l’Ue vuole perseguire con la Turchia ma, al contrario, allontanano le soluzioni. Piena solidarietà al presidente Emmanuel Macron“.
In giornata, il presidente turco aveva invocato il boicottaggio dei prodotti francesi, mossa già effettuata da alcuni Paesi del Golfo Persico, come Kuwait e Qatar. In realtà, la tensione fra Turchia e Francia sono solo state esasperate dalla vicenda di Samuel Paty. I rapporti erano stati in realtà logorati da altre questioni internazionali, prima fra tutte la crisi libica. Dopo il brutale omicidio del docente di storia, decapitato da un fanatico ceceno per aver mostrato in aula le vignette di Charlie Hebdo, Macron aveva duramente stigmatizzato “il separatismo islamista”, mettendo nel mirino quelle comunità fortemente influenzate dai predicatori fondamentalisti. Nella giornata di ieri anche il premier del Pakistan, Imran Khan, si era schierato contro il presidente francese, spiegando che le sue parole avrebbero fomentato ulteriore odio. Questo nonostante Macron, nel suo discorso, non si fosse riferito all’Islam nella sua complessità.
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