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Disoccupazione in calo, ai minimi dal 2009

Frena il Pil ma non il mercato del lavoro italiano. Calano ancora disoccupati e inattivi, crescono gli occupati, anche se le buone performance non sono ancora sufficienti ad abbattere il moloch della disoccupazione giovanile dove i nostri numeri continuano a essere tra i peggiori in Europa. Nel complesso, però, i dati sull’occupazione restituiscono un quadro robusto, in lento ma costante miglioramento.

L’ultima volta nel 2009

L’ultima fotografia scattata dall’Istat individua a giugno un tasso di disoccupazione in calo di 0,2 punti rispetto al mese precedente, attestandosi così al 7,4%. Per trovare una percentuale analoga bisogna risalire nelle serie storiche di ben 14 anni fino all’aprile del 2009. Il dato continua quindi ad avvicinarsi a quello dell’Eurozona che, per il terzo mese consecutivo è rimasto, lo scorso giugno, al 6,4%, mentre è al 5,9% nell’insieme Ue.

Flessione degli inattivi

Cala in Italia anche il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni dello 0,3%, pari a -43mila unità, con una flessione che si evidenzia per entrambi i sessi e tra gli over 24, mentre il dato resta sostanzialmente stabile tra i più giovani. Il tasso di inattività scende quindi al 33,5%, -0,1 punti. Cresce l’occupazione, con un +0,3% sul mese di maggio che corrisponde a un incremento di 82mila unità, per uomini e donne, in tutte le classi d’età e per i dipendenti. Una lieve flessione, -0,3%, si registra solo tra gli autonomi. Il tasso di occupazione sale quindi al 61,5%, +0,2 punti, e il numero degli occupati cresce a 23 milioni e 590mila.

Disoccupazione giovanile

Le buone notizie riguardano anche il tasso di disoccupazione giovanile, che scende di 0,4 punti e si attesta al 21,3%, ben lontano dal picco del 33% registrato nel gennaio del 2021 in piena crisi dovuta alla pandemia, ma ancora troppo distante dalla media europea, che i dati di Eurostat fissano al 13,8% nei 20 Paesi della zona euro: in calo rispetto al 14% di maggio. Allagando il focus all’Ue il tasso degli under 25 senza lavoro è invece salito dal 14 al 14,1%. L’Italia continua quindi a essere tra le maglie nere nell’Eurozona. Peggio del Belpaese fanno solo Spagna, con il 27,4% di disoccupazione giovanile, e la Grecia con il 23,6%. Tra i Paesi Ue che non hanno adottato la moneta unica è invece la Svezia a detenere il record della disoccupazione giovanile più alta con un tasso che a giugno, per il quarto mese consecutivo, è rimasto al 21,8%.

Lavoro e crescita

Nel complesso il mercato del lavoro italiano sembra non risentire ancora dei primi segnali di rallentamento della nostra economia, che ha visto nel secondo trimestre dell’anno il Pil contrarsi dello 0,3%, con una crescita acquisita per il 2023 limata allo 0,8%. Secondo Confcommercio la “contraddizione” tra mercato del lavoro e Pil potrebbe risiedere nel fatto che le imprese, sulla scorta di un primo trimestre particolarmente positivo e di un sentiment a medio termine ancora favorevole, abbiano programmato di espandere i propri livelli occupazionali, soprattutto nei comparti dei servizi, il cui valore aggiunto ha registrato un lieve aumento nel periodo aprile-giugno rispetto al trimestre precedente. La crescente robustezza dei numeri sull’occupazione appare in ultimo più evidente nel confronto tendenziale, cioè su base annua: il numero di occupati a giugno 2023 supera quello di giugno 2022 dell’1,7%, pari a un incremento di 385mila unità. Più nello specifico, rileva l’Istat, nell’arco dei dodici mesi l’occupazione cresce tra i dipendenti permanenti del 2,6% e tra gli autonomi dello 0,6%, mentre diminuisce tra i dipendenti a termine dell’1,4%.

Fonte Ansa

redazione

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