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Delitto di Garlasco, la Corte d’appello di Brescia: “No alla revisione del processo Stasi”

La richiesta di revisione del processo per il Delitto di Garlasco, presentata dai legali di Alberto Stasi è stata rigettata. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Brescia, pronunciatasi in merito a un’istanza presentata lo scorso giugno. Nelle motivazioni, i giudici scrivono che “gli elementi fattuali che si vorrebbero provare con le prove nuove non sono stati comunque ritenuti idonei a dimostrare, ove eventualmente accertati, che il condannato, attraverso il riesame di tutte le prove, debba essere prosciolto, permanendo la valenza indiziaria di altri numerosi e gravi elementi non toccati dalla prove nuove”. La Corte era stata chiamata ad esprimersi sulla revisione del processo che ha portato alla condanna in Cassazione, il 12 dicembre 2015, Alberto Stasi, fidanzato di Chiara Poggi, uccisa nella villa di famiglia di Garlasco il 13 agosto 2007.

Le motivazioni del legale

A seguito del deposito della richiesta di revisione, l’avvocato Laura Panciroli aveva spiegato come fossero stati “individuati e sottoposti al vaglio della competente Corte di appello di Brescia elementi nuovi, mai valutati prima. In grado di escludere, una volta per tutte, la sua responsabilità”. Secondo il legale, “le circostanze su cui era basata la sua condanna (le stesse, peraltro, sulle quali era stato prima, ripetutamente, assolto) sono ora decisamente smentite. Si è sempre dichiarato innocente e in molti hanno creduto che la verità andasse cercata altrove. Ora ci sono elementi anche per proseguire le indagini”. Elementi che, tuttavia, i giudici hanno ritenuto non idonei. Così come la famiglia di Chiara, interpellata in proposito ormai a 14 anni dall’omicidio della ragazza. “So che il colpevole è già stato trovato dal Tribunale – aveva detto la mamma -. C’è una sentenza definitiva della Cassazione e per me vale quella dopo tutto quello che c’è stato, dopo indagini così accurate non credo ci sia più niente da scoprire”.

Il processo Stasi

Dopo due assoluzioni, in primo e secondo grado, Alberto Stasi aveva visto ribaltata la sentenza in Cassazione. Che aveva portato dapprima a un nuovo processo d’appello e, infine, a una condanna definitiva a 16 anni di reclusione. Chiara fu assassinata con più colpi di un oggetto contundente mai ritrovato. Fu lo stesso Stasi, all’epoca suo fidanzato e studente di economia alla Bocconi, ad allertare i soccorsi. Quasi immediatamente, però, le indagini si concentrarono su di lui.

Damiano Mattana

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