E’ uno scenario mutevole quello relativo ai vaccini. Argomento estremamente caldo dopo l’annuncio di Pfizer circa l’efficacia del 90% del campione prodotto con BioNTech, e anche dopo l’annuncio del commissario all’Emergenza, Domenico Arcuri, circa il possibile avvio della distribuzione in Italia alla fine del prossimo mese di gennaio. A rinforzare le ipotesi sull’inizio dell’impiego dei rimedi vaccinali contro il Covid-19, arriva anche Cristina Cassetti, virologa italiana direttrice della Microbiology and Infectious Disease, per anni collaboratrice del team dell’Istituto per le malattie infettive guidato da Anthony Fauci. Secondo la dottoressa Cassetti, contattata dall’Ansa, “i dati forniti dalla Pfizer sul 90% di efficacia generale del loro vaccino sono eccellenti”. Dovranno tuttavia essere rivisti i dettagli: “Siamo anche in attesa a giorni dei dati del trial di fase 3 della Moderna”.
La notizia, o almeno la possibile variabile positiva indicata da Cassetti, riguarda tuttavia la distribuzione. Secondo le prime previsioni, due possibili rimedi contro il Covid-19 potrebbero essere messi a disposizione già a dicembre. Perlomeno negli Stati Uniti, Paese più colpito a livello globale dalla pandemia. Uno scenario definito “probabile” dalla virologa, al netto di tutta la prudenza necessaria. In buona parte, visti i passi avanti di Pfizer, dipenderà dai risultati della fase 3 di sperimentazione di Moderna. Se i risultati saranno equivalenti, le autorizzazioni potrebbero essere più brevi del previsto.
Nel frattempo, dal team Pfizer filtra ottimismo circa l’efficacia del vaccino. Secondo il professor Ugur Sahin, cofondatore di BioNTech, l’impatto del vaccino potrebbe essere significativo già in estate. Il che consentirebbe di rimettere la quotidianità in carreggiata in vista del prossimo anno. Non prima, visto che per quanto efficace possa essere, il vaccino non potrà avere effetti immediati. E resta ancora il nodo distribuzione: per il candidato vaccino Pfizer dovrebbe scendere in campo la stessa azienda. Ad accelerare i tempi potrebbe essere inoltre la natura stessa del coronavirus, segnalata come piuttosto stabile dai ricercatori dello Spallanzani. La mutevolezza, infatti, è stata indicata addirittura come 100 volte minore a quella dell’Hiv.
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