La legislatura che si apre potrebbe essere quella di riforme finalmente condivise, oltre i confini della maggioranza uscita dal voto degli elettori. È da almeno un quarto di secolo, cioè dalla Commissione bicamerale degli anni 1997-98, che quasi tutte le forze politiche convergono su:
Volendo andare oltre l’ambito della magistratura, da una legislatura orientata a una reale riforma della giustizia ci si attende uno snellimento delle procedure, sia civile che penale, e una razionalizzazione dei reati dei pubblici amministratori, per superare l’incertezza quotidiana sulle scelte da operare, e al tempo stesso il frequente condizionamento dell’azione amministrativa derivante da paralizzanti iscrizioni nel registro degli indagati, seguite da assoluzioni a distanza di troppi anni, quando il danno è ormai provocato.
Sarebbe anche opportuno chiedersi perché, nonostante la larga condivisione, il sistema finora sia rimasto bloccato, e nessuna delle misure appena sintetizzate è andata in porto. Esistono varie ragioni, non ultima quella della presenza massiccia di magistrati all’interno del ministero della Giustizia: in questo momento essi sono 120, e per gran parte di loro è censibile l’appartenenza a questa o a quell’altra corrente. A chi sostiene che è necessario un contributo tecnico per la funzionalità del dicastero è agevole replicare che in quell’esteso schieramento di giudici vi è chi, per far un esempio fra i tanti, si occupa stabilmente di edilizia giudiziaria – area per la quale è arduo asserire che servano le competenze specifiche di un togato -, e che suona un tantino offensivo nutrire di fatto per il personale amministrativo una sorta di pregiudiziale di inidoneità a condurre un dipartimento o una direzione. Il contributo tecnico può esservi da parte di qualche singolo magistrato, non di una schiera così numerosa, e andrebbe spiegato poi perché non possa venire con eguale efficacia da un avvocato o da un docente di materie giuridiche.
Se la legislatura che si apre intende veramente dare corso a riforme tanto condivise quanto ineludibili, non può non riequilibrare i poteri dello Stato in un dicastero così importante. Tutto sommato, si tratta di far tornare un centinaio di giudici a fare il loro mestiere, e di mettere Governo e Parlamento nelle condizioni di rispondere al mandato degli elettori e di dare corso a priorità individuate come tali da almeno 25 anni.
Un contributo del Centro Studi Rosario Livatino per Interris.it
Sant'Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa. Alessandria d'Egitto, 295 ca. - Alessandria d'Egitto, 2/05/373. Nasce…
Gr.Est al servizio dei bambini. Per due giorni al Teatro Lyrick di Assisi sono stati…
L'economia è minacciata dall'inverno demografico dei paesi più industrializzati. L'andamento demografico da maglia nera dell'Italia,…
Le persone con disabilità, purtroppo, costituiscono un gruppo molto vulnerabile nelle nostre società. Gli ultimi…
Lo stato di salute della sanità pubblica, attualmente, è pessimo. Non lo denunciamo solo noi,…
Papa Paolo VI, nell’enclica “Populorum Progressio”, sull’onda del Concilio Vaticano II e, in particolare, della…
Questo sito utilizza i cookies per migliorare l'esperienza dell'utente
Altre informazioni