Si registra anche la prima vittima di coronavirus tra i detenuti. L’uomo, un italiano di 77 anni è risultato positivo al test per il Covid-19.
Un detenuto che era ai domiciliari in ospedale è morto a Bologna a causa del coronavirus. Lo confermano fonti del Dap, spiegando che l’uomo, nato nel 1944 di origini siciliane, non era più in carico al carcere bolognese dove era stato recluso. Il detenuto, già affetto da patologie pregresse, era stato ricoverato presso l’unità di medicina d’urgenza del policlinico Sant’Orsola e poi, sottoposto al tampone, era risultato positivo. L’autorità giudiziaria competente gli aveva concesso gli arresti domiciliari presso l’ospedale a causa della malattia.
“Si è naturalmente costernati per la perdita di un’altra vita umana, ma non vogliamo e non potremmo strumentalizzare l’accaduto – ha detto Gennarino De Fazio, per la UILPA Polizia Penitenziaria nazionale- Il Ministro Bonafede e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria hanno tante colpe e responsabilità per l’assoluta inadeguata gestione delle carceri, prima e durante l’emergenza sanitaria. Sarebbe inutile, inelegante e finirebbe col depotenziare le nostre continue denunce tentare di attribuirne loro delle ulteriori. Purtroppo, questo nemico invisibile sta facendo stragi ovunque e il carcere altro non è che una parte della società”, conclude De Fazio.
Quando è iniziata l’epidemia, nelle carceri in Italia si è creato il panico tra i detenuti che si trovano ad essere molti di più rispetto alla capienza reale degli istituti penitenziari italiani. In molti avevano scatenato forti proteste salendo perfino sui tetti a Roma, Modena, Napoli e Milano, dopo lo stop alle visite dei parenti per evitare i contagi. Alcuni sono riusciti perfino ad evadere davanti allo sconcerto delle autorità competenti e dell’opinione pubblica. Il fenomeno si è poi verificato anche in altri paesi del mondo, come l’Iran. E anche Papa Francesco aveva lanciato un appello per una soluzione efficace a evitare un’ulteriore tragedia a chi è costretto alla prossimità detentiva. Poi la decisione del Dap e del Ministro Bonafede di dotare le strutture di apparecchiature telefoniche per ottemperare al problema del divieto delle visite.
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