“L’incontro di oggi col Regno Unito ha mostrato l’urgente necessità di passare ad una marcia superiore”. In pratica, quasi un nulla di fatto. L’esito del nuovo faccia a faccia fra gli staff di mediazione di Londra e Bruxelles per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea è ben delineato dalle parole del vicepresidente della Commissione europea, Maros Sefcovic. Uno stallo dalle tante ragioni, ma con un punto di snodo estremamente critico, perlomeno per l’Ue. E quello un nome ben preciso ce l’ha: Internal Market Bill. La norma che ha incassato il primo sì dei Tory e che a ore passerà ai Comuni, quella che permetterebbe a Boris Johnson di svincolarsi dai termini dell’accordo di Brexit stipulato qualche mese fa e indirizzare la sortita britannica sui binari prediletti dai brexiteers.
Sulla norma, nonostante da Bruxelles si consigli caldamente di ripensarci, il premier britannico non è intenzionato a retrocedere. E, del resto, la revisione della precedente stretta di mano non è nemmeno l’unico punto di frattura fra i due contendenti. In ballo ‘è la contesa, ormai quasi storica, sul destino della frontiera irlandese. Sulla questione, ha spiegato Sefcovic, “ci sono punti in cui le nostre posizioni sono ancora molto lontane. Anche se abbiamo visto un impegno più concreto e tangibile da parte del Regno Unito. Abbiamo concordato che a causa del tempo che stringe il comitato speciale sul protocollo sulle frontiere irlandesi si riunirà al più presto, preferibilmente la prima o la seconda settimana di questo mese, per aprire la strada ad un altro incontro del Comitato misto, a metà ottobre”.
Spiragli di ottimismo che, però, si scontrano con le fondamenta dell’Internal Market Bill. Che, in qualche modo, proprio l’intesa sul destino dell’Irlanda del Nord andrebbero sostanzialmente a rivederla. Spostando gli equilibri degli accordi commerciali, che ora come ora lascerebbero Belfast nell’unione doganale, così da lasciare aperto il confine con l’Eire. Imponendo però la creazione di barriere con il Regno Unito. Il sì precedente ora sembra andare meno bene a Downing Street, tanto da aver pensato una norma che permetterebbe, qualsiasi cosa ne pensi Bruxelles, di chiamarsene fuori. “Nonostante questo – ha detto Sefcovic -, sappiamo che abbiamo una grande responsabilità ed useremo ogni minuto, ogni opportunità del nostro tempo a disposizione per il negoziato, per trovare l’accordo della partnership futura tra l’Ue ed il Regno Unito”
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