Continua ad allargarsi il fronte del dibattito sul caos politico e sociale della Bielorussia. La mossa che ha innescato il domino è stata quella del Parlamento europeo, che ha formalmente richiesto nuove elezioni e annunciato a Lukashenko che, a partire dal 5 novembre, lo disconoscerà. Una dichiarazione che, di fatto, si era accompagnata a quella della presidente della Commissione, che aveva schierato l’Europa accanto ai manifestanti.
Una posizione ribadita ancora una volta, in sede Onu, dal Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, Gian Lorenzo Cornado. “L’attuale crisi in Bielorussia – ha detto – è frutto delle legittime aspirazioni di un popolo ad un futuro migliore”.
L’ambasciatore ha comunque ribadito come “la situazione in Bielorussia continui ad esser fonte di preoccupazione”. Sottolineando, ancora una volta, la condanna dell’Italia rispetto alle violazioni dei diritti e delle libertà fondamentali messe in atto subito dopo le votazioni. Un’elezione che aveva portato in piazza la stragrande maggioranza della popolazione bielorussa, che ha chiesto conto al presidente Lukashenko dell’ennesima conferma alla guida del Paese.
Una vittoria contestata immediatamente dalle opposizioni, seguite a ruota dalla popolazione già nella notte del voto. A ogni modo, l’ambasciatore ha fatto sapere che “l’Italia, nel pieno rispetto dell’indipendenza e della sovranità bielorussa, sia pronta a sostenere un inclusivo processo di riforma costituzionale“.
Un cammino che l’Italia sostiene a patto che conduca a nuove libere elezioni. Una tornata elettorale auspicata anche dall’Europa, che dovrà avvenire in modo controllato, con l’ausilio di commissari indipendenti. Nel frattempo, sul tavolo del consesso delle Nazioni Unite resta il dossier sulle violenze subite dai manifestanti. E se alle possibili sanzioni Minsk ha replicato spiegando che risponderà “in modo proporzionato”, da Ginevra premono anche su un altro fronte.
Quello che chiede “indagini indipendenti, trasparenti e imparziali su tutte le accuse di violazioni dei diritti umani nel contesto delle elezioni”. A riferirlo è l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, incontrando il consenso della principale leader dell’opposizione, Svetlana Tikhanovskaya. La quale, comunque, chiede “la più forte” reazione internazionale alle repressioni subite. In videocollegamento con Ginevra dalla Lituania, Tikhanovskaya fa appello al rispetto “della dignità umana e dei diritti umani fondamentali“. Che “indicano che la comunità internazionale ha il diritto di reagire nel modo più forte”.
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