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Accadde oggi: 58 anni fa moriva Maria Montessori

“Maria Montessori è stata la prima donna medico, ma soprattutto una delle più grandi pedagogiste della storia italiana e fondatrice di un metodo anche di gestione del bambino che nonostante sia passato tantissimo tempo rispetto a quando è stato creato da lei, è ancora oggi più che mai attuale e auspicabile in molti casi. La Montessori ha immaginato il suo metodo educativo e di crescita, di apprendimento relazionandosi direttamente con i bambini”.

Con queste parole la dottoressa Marina Zanotti, psicologa e psicoterapeuta ha ricordato la Montessori, medico e filosofa italiana, a 58 anni dalla sua morte, avvenuta nel lontano 1953. “Lei era un’attenta osservatrice e uno dei suoi obiettivi era proprio quello di capire come rendere utile l’educazione e l’apprendimento del bambino arrivando a capire che per fare ciò bisognava osservarlo, imparare a conoscerlo nella sua completezza, non come un bambino incapace e a cui va inculcata qualsiasi informazione ed insegnamento, ma un bambino che potenzialmente ha già dentro di sé tutti gli strumenti che gli servono per relazionarsi con il mondo ma che ancora deve capire come farlo.

Lo scopo del suo metodo è quello di creare degli spazi dedicati ai bambini e alla relazione tra l’adulto e il bambino in modo che l’ambiente e la relazione con l’adulto stimolino il bambino ad un processo di apprendimento, esperienza, creatività e autoregolazione. Che cosa vuol dire? Non vuol dire che manchino le regole, queste ci sono e sono conosciute dall’adulto ma vengono trasmesse al bambino non in un modo impositivo ‘metti a posto i giochi’ ma attraverso un metodo esperenziale. Nella relazione tra il bambino e l’adulto secondo il metodo Montessori l’adulto deve rimanere più in disparte possibile, vuol dire che deve intervenire per aiutare il bambino solo nel momento in cui o il bambino è in una situazione di pericolo, o è evidente che il bambino non riesca da solo ad affrontare una certa cosa e che sia il bambino a chiedere l’aiuto dell’adulto che non deve mai sostituirsi al fanciullo.

Inoltre la Montessori amava tantissimo stare in mezzo ai bambini, e proprio perché era partita dai bambini, quelli che oggi nella nostra realtà scolastica verrebbero definiti bambini con disabilità o quantomeno con dei disturbi dell’apprendimento, lei aveva studiato che questi ultimi, se lasciati liberi di apprendere attraverso il loro interesse affinché fosse l’ambiente a stimolare la loro curiosità e a suscitare la voglia di imparare, questi bambini riuscivano ad avere un comportamento molto ravvicinato a quello dei ‘normodotati’. Aveva, infatti, ragione anche se parliamo di una scuola diversa da quella che c’è oggi, ma le basi del suo lavoro, gli spunti anche di riflessione e osservazione sul bambino sono ancora oggi attualissimi”.

Qual è l’influenza del metodo Montessori nel mondo?
“Il metodo Montessori è un metodo ancora molto studiato e analizzato nel mondo, anche se in Italia abbiamo dei seri problemi ad accettare la grandiosità di questo pensiero con la sua attuabilità che ancora oggi c’è, basta pensare che su 25.000 scuole montessoriane nel mondo solo 137 sono in Italia. Il metodo Montessori è stato riscoperto anche in Italia solo relativamente di recente, ma per come è strutturato il nostro sistema scolastico non è in nessun modo stato potenziato ne favorito anzi spesso sono scuole che oltre la programmazione classica integrano con quella montessoriana. All’estero invece questo metodo è molto apprezzato e diffuso, anche all’interno delle Royal family, basti pensare che Lady Diana, per i suoi bambini quando erano piccoli scelse proprio delle scuole di stampo montessoriano e a sua volta anche il principe William per i suoi figli ha scelto delle scuole montessoriane, questo vuol dire che anche a livello di studio e di applicazione è ancora un metodo valido oggi. Forse in Italia l’abbiamo ingiustamente sottovalutata, ma non è mai troppo tardi per rispolverare un buon pedagogista e riosservarne e riattuarne gli insegnamenti soprattutto nella realtà familiare di tutti i giorni”.

Rossella Avella

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