E' il giorno della piazza: si temono scontri

Oppositori e fan di Nicolas Maduro si accingono a scindere in piazza in una giornata che si annuncia bollente per il Venezuela

Piazze calde

Sarà una sfida sui numeri nel timori di scontri e violenze. “Abbiamo uno storico appuntamento con il nostro Paese, con il futuro dei nostri figli”, ha spiegato il presidente del Parlamento, Juan Guaido, l'unica istituzione controllata dall'opposizione. Con la mobilitazione “in ogni angolo del Venezuela” si chiede un “governo di transizione per nuove elezioni“. “L'unica transizione in Venezuela è verso il socialismo“, ha replicato Diosdado Cabello, presidente della potente assemblea costituente, fedele al regime, che ha invitato i sostenitori del governo a manifestare in gran numero in diverse parti del paese. Già ieri i manifestanti erano scesi in piazza in almeno 30 diversi punti della capitale venezuelana Caracas. La maggior parte delle proteste si sono sviluppate in aree socialmente svantaggiate.

Rischio scontri

In alcuni casi sono state bloccate le strade e date alle fiamme cassonetti. La polizia ha fatto uso di lacrimogeni per disperdere la folla anche nel quartiere di Cotiza, nella parte nord della città, dove lunedì un gruppo di ufficiali aveva annunciato la propria disobbedienza nei confronti del presidente, prima di essere circondato dalle forze dell'ordine e da altre unità militari per essere arrestati insieme ad altre 27 persone. Il vicepresidente Usa, Mike Pence, ha diffuso ieri via Twitter un suo video in cui afferma che gli Stati Uniti “stanno con l'opposizione“. Il ministro per la Comunicazione venezuelano, Jorge Rodriguez, ha reagito con durezza al messaggio di Pence accusandolo di soffiare sul fuoco “ordinato a dei terroristi” di “mettere in atto violenze” e distruzioni nel corso delle proteste di domani.