D'Amato (M5s): “Sull'Ilva non abbiamo ingannato”

È stata eletta alle Europee del 2014 con 41.642 preferenze. In cinque anni da portavoce del M5s a Bruxelles e Strasburgo la sua popolarità è cresciuta, e ora Rosa D’Amato si ricandida dopo essere stata la quarta pentastellata più votata sulla piattaforma Rousseau. Il suo motto è “continuare per cambiare, anche in Europa”. Il cambiamento che intende è fondato sull’ecologia. Lei, tarantina doc, insiste molto su questo tema. Ha commissionato il Piano Tri.0, uno studio sulla riconversione economia e sociale del territorio jonico, vessato negli anni dall’inquinamento prodotto dall’Ilva. Proprio a Taranto non sono mancate polemiche e dure contestazioni nei confronti del M5s. Di questo e non solo, la D’Amato ne ha parlato con In Terris.

Nello studio che ha commissionato parla di “terza rivoluzione industriale” a Taranto. Utopia o realtà?
“Realtà. Già sono state realizzate esperienze concrete. Lo studio, ispirato alle ricerche dell’economista Jeremy Rifkin, nasce da un dato di fondo: l’area industriale di Taranto è in crisi, non lo diciamo noi, ma i freddi dati. A Taranto la seconda Rivoluzione industriale sbarcò carica di promesse e di speranze per tutti. Ora sfuma dopo che si è chiuso un ciclo fossile devastante. E non solo lascia distruzione, morte e malattie, ma anche disoccupazione, desertificazione economica, e disgregazione sociale. La decarbonizzazione è ormai un processo ineluttabile. L’Europa guarda ad altri modelli. Parlo dell’Europa migliore, quella delle esperienze della Ruhr in Germania, di Goteborg in Svezia, della regione francese della Hauts-de-France, i cui rappresentanti ho incontrato a Bruxelles proprio per condividere esperienze e progetti di riconversione produttiva. È questa l’Europa migliore, ma purtroppo non è tutta l’Ue, né soprattutto i suo vertici. In questi cinque anni, ho potuto vedere da vicino come la Commissione europea, gli Stati membri e una parte consistente di questo Parlamento siano ancora resistenti al cambiamento. Noi stiamo cercando di rompere questo tetto di cristallo e immaginare un futuro diverso per Taranto e il suo territorio, dove uno sviluppo sano e sostenibile si coniughi con una occupazione stabile e di lunga durata”.

Parla di esperienze in Germania, Svezia, Francia. Ma nel Mezzogiorno d’Italia sappiamo che è difficile, sui temi ambientali, passare dalle parole ai fatti…
“Noi lo abbiamo già fatto. Lo studio non è rimasto su carta. Abbiamo già lanciato un processo partecipativo dal basso che si basa sull’Osservatorio Tri0 e che prevede progetti come l’Hydrogen Park, il Decontamination Lab, il distretto stampanti 3D, una Scuola di alta Formazione sulle professioni del futuro, start up in campo medicale, la creazione di un consorzio di filiera della canapa, progetti di crowdfunding. In altre parole una riconversione dal basso che accompagni l’opera del governo, che ha già messo in campo, oltre alla Commissione speciale, anche la riattivazione del Contratto Interistituzionale, il Tavolo Istituzionale Permanente, e l’istituzione del Tecnopolo. Insieme a questo, ci sono le opportunità europee. Ecco perché è fondamentale continuare il lavoro iniziato dal M5s in Europa, dove abbiamo stretto rapporti proficui con amministratori locali e imprenditori di tutta l’Ue, rappresentanti della Commissione Ue e della Banca europea per gli investimenti, oltre che con la piattaforma europea per il crowdfunding”.

A proposito del Tavolo Istituzionale Permanente. Durante lo stesso c’è stata polemica sul tema delle emissioni. A settembre Di Maio aveva annunciato che sarebbero diminuite del 20%, ma dati citati da Peacelink affermano che addirittura sarebbero aumentate…
“Il ministro Di Maio parlava del calo conseguente all'installazione delle tecnologie, non quindi di una riduzione immediata. A ogni modo le polemiche non mi interessano. Mi batto da sempre per il futuro di Taranto con proposte e atti concreti. Come dimostra Tri0”.

In una delle sue locandine elettorali, afferma che la Commissione europea “non vuole aiutare i piccoli pescatori italiani”. Di cosa si tratta?
“Grazie alla battaglia che ho personalmente condotto a Bruxelles e a Strasburgo, il Parlamento europeo ha approvato di recente delle nuove regole per il Feamp, il fondo Ue per la pesca che entrerà in vigore dal 2021, in cui si allarga la platea dei piccoli pescatori che possono accedere ai contributi, prevedendo anche meccanismi più flessibili per abbattere la burocrazia. Ebbene, il nostro governo, insieme a Francia e Spagna, ha ribadito questa posizione, espressa dall'unico organo democraticamente eletto dell'Ue, ossia il Parlamento. Ma adesso si scopre che di mezzo si è messa la Commissione europea, che non intende approvare questi miglioramenti per la vita di migliaia di piccoli pescatori. La scusa è sempre la stessa: preservare gli stock di pesce nel Mediterraneo. Una motivazione falsa, dal momento che, come dimostrano i fatti, la piccola pesca artigianale è un baluardo di sostenibilità per il nostro mare. Il problema riguarda altri comparti, quello dei grandi pescherecci industriali, che la Commissione europea si guarda bene dall’attaccare”.

Cosa intende fare per difendere i piccoli pescatori italiani?
“Noi non accetteremo mai un passo indietro e dopo le elezioni del 26 maggio faremo sentire la nostra voce e quella dei pescatori italiani con ancora più forza. In questi anni a Bruxelles abbiamo già ottenuto importanti successi, da regole migliori per i piccoli pescatori del Mediterraneo, compreso lo stop a sanzioni sproporzionate e irragionevoli e a nuove quote pesca, a un fondo Feamp più adatto alle istanze delle nostre marinerie”.

Uno dei lavori che intende portare a termine nella prossima legislatura è quello sul programma HorizonEurope. Anche qui il tema dell’ambiente è preponderante. In cosa consiste questo programma?
“HorizonEurope è il programma europeo che forse più di tutti disegnerà il futuro dell’Ue: finanzia, tra le altre cose, la ricerca, l’innovazione, l’istruzione. Tutti temi connessi all’idea di sviluppo che vogliamo promuovere. Il mio lavoro su questo programma è stato incentrato su due aspetti: il primo è stato quello di garantire un fondo specifico per le piccole e medie imprese, che spesso hanno avuto difficoltà ad accedere a questo tipo di finanziamenti. Il secondo ha riguardato la sostenibilità e l’economia circolare, che è il vero motore di crescita per l’Italia e il Continente in generale: grazie al mio lavoro in commissione Industria, abbiamo ottenuto che l’intero programma Horizon, che avrà un budget pluriennale da 120 miliardi, sia vincolato al contrasto al cambiamento climatico, per incrementare l’efficienza energetica e per agevolare iniziative locali di autoproduzione e consumo”.