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Pet therapy per l'oncologia pediatrica

Si tratta di una una pratica di supporto ad altre forme di terapia tradizionali che sfrutta gli effetti positivi dati dalla vicinanza di un animale a una persona. Il termine pet therapy è stato coniato dallo psichiatra americano Boris Levinson nei primi anni ’60 e letteralmente significa “terapia dell’animale da affezione”. Gli Interventi assistiti con gli animali sono diffusi in tutta Italia con una maggiore prevalenza nel centro Nord. Realtà che operano da tempo sono L'Ospedale Niguarda di Milano e il Meyer di Firenze, mentre la Delta Society in Lombardia e Antropozoa in Toscana sono associazioni riconosciute che lavorano in quest'ambito da più di dieci anni

Tra i vigneti del Roero

La Collina degli Elfi si trova nel borgo di Govone tra i vigneti del Roero, in quello che un tempo era il monastero di Craviano e che, da oltre dieci anni, è una casa-vacanza con 5 appartamenti e stanze comuni dedicate alla musica e ai colori, circondata da 16 mila metri quadri di parco, che accoglie i bambini malati di tumore, riferisce La Stampa. Qui, decine di piccoli pazienti che hanno affrontato lunghe e dolorose cure oncologiche, accompagnati da mamma, papà e fratelli e in arrivo da tutta Italia, possono trascorrere gratuitamente tra maggio e ottobre una settimana di soggiorno all’insegna di giochi, natura e un po’ di normalità. E qui, oltre alla grande famiglia di bimbi, genitori e circa 180 volontari che prestano tempo e risorse, c’è una vera fattoria di animali che fa parte a pieno titolo della terapia rivolta ai giovanissimi pazienti, sottolinea il quotidiano diretto da Maurizio Molinari. 

Le radici storiche

La pet therapy viene utilizzata come un gioco, per la socializzazione, per favorire la comunicazione e lo sviluppo o potenziamento di sfere quali responsabilità e autostima. Egizi e greci credevano nel potere terapeutico degli animali sulle persone malate. Tracce di terapie con animali si hanno intorno alla fine del 1700 in Inghilterra. Nei primi anni Quaranta del secolo scorso, in America, sembra che la Croce Rossa avesse avviato un programma di pet therapy. L'idea di utilizzare alcuni animali per migliorare la qualità della convalescenza dei malati o più sempicemente la realtà quotidiana di persone disabili nasce dall’osservazione degli effetti derivanti dall'interazione tra persone malate e la presenza di un animale. In molti casi, la vicinanza di un cane o di un gatto dimostra di avere un effetto aggiuntivo a quello di molti farmaci o altre terapie convenzionali.  A coniare il termine pet therapy fu proprio lo psichiatra infantile Boris Levinson che, nel 1953, durante una seduta con un bambino autistico, notò che la presenza del suo cane migliorava nel bambino la voglia di interagire con il terapeuta, ma anche la voglia giocare con l'animale. Levinson dimostrò che l'affetto di un animale produceva un aumento dell'autostima e andava ad agire positivamente sul bisogno di amore dei suoi pazienti. Oggi, la pet therapy viene praticata con diverse specie animali, soprattutto cani, gatti, cavalli, e delfini. 

Crowdfunding

Charlie è un agnellino dal manto nero e dal carattere socievole. Con lui ci sono la mamma, la zia e un cugino nato da poco. Una famiglia allargata di pecore che pascolano nel parco e si avvicinano a chiunque sia di passaggio. I conigli ormai sono così tanti che è impossibile dar loro un nome. Poi ci sono galline, asinelli, cani e i cavalli Dardo e Pioggia, entrambi anziani. Pioggia soffre di un problema polmonare e ha spesso bisogno di cure, evidenzia La Stampa. Ora i fondi raccolti dal crowdfunding (online per 40 giorni) saranno destinati al progetto “Charlie regala sorrisi” e, secondo il meccanismo del “matching grant“, al raggiungimento del 50% dell’obiettivo fissato le donazioni saranno raddoppiate da Fondazione Sviluppo e Crescita Crt.

Giacomo Galeazzi

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