Dopo 288 giorni di sciopero della fame la cantante e dissidente Helin Bolek è morta in carcere. Oggi, ad Instanbul, la polizia è intervenuta per impedire la partecipazione di amici e parenti alla sepoltura della donna che avrebbe dovuto avere luogo nel quartiere di Okmeydani, area di Istanbul da sempre antigovernativa, filo-curda, con una forte componente di estrema sinistra. Stessa area in cui Grup Yorum, la band di Helin Bolek, ha mosso i primi passi.
Nel 2016 Helin con quattro musicisti del suo gruppo, era stata arrestata, per poi essere rilasciata due anni dopo ed essere nuovamente arrestata a marzo scorso, con l’accusa di vicinanza a organizzazioni terroristiche brigatiste di sinistra. A maggio 2019 aveva cominciato lo sciopero della fame, chiedendo la fine delle persecuzioni da parte delle autorità giudiziaria e della polizia sul gruppo e un processo equo. Rilasciata a novembre scorso a causa delle precarie condizioni di salute, insieme a un altro componente del gruppo, Ibrahim Gokcek, il chitarrista, ormai in sciopero della fame da 291 giorni, è tornata in carcere a marzo di quest’anno, senza mai interrompere il digiuno.
Oggi amici e fan della cantante si erano dati appuntamento per darle un ultimo saluto, ma la polizia ha bloccato gli accessi ai due centri culturali dove si erano ritrovati tutti, arrestando diverse persone e motivando il provvedimento sulla base del fatto che non era stata autorizzata una sepoltura pubblica. Tra gli arrestati, gli impiegati del centro culturale Idil, l’autista dell’auto che trasportava la salma e l’autista alla guida dell’auto con a bordo la famiglia della cantante. Considerata l’impossibilità di effettuare la sepoltura nel cimitero di Okmeydani, il corteo si è diretto verso la vicina area di Ferikoy, dove la polizia è nuovamente intervenuta, stavolta lanciando dei lacrimogeni.
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