Sono proseguiti i combattimenti nella notte nella regione separatista del Nagorno-Karabakh, al confine tra Armenia e Azerbaigian. Almeno 15 soldati separatisti della regione del Nagorno-Karabakh sono stati uccisi oggi nei combattimenti con l’Azerbaigian.
Lo riporta una nota ufficiale riferita questa mattina dal ministero della Difesa della provincia secessionista sostenuta dall’Armenia. Questo porta a 32 il totale dei soldati uccisi dall’avvio dei combattimenti, iniziati la mattina di domenica 27 settembre. Secondo quanto comunicato, sono morti anche cinque civili azerbaigiani e due civili armeni del Karabakh, portando il bilancio totale (civili compresi) delle vittime a 39.
L’Azerbaigian non ha dato notizie sulle sue perdite militari, scrive Ansa. Ma il presidente azero Ilham Aliyev ha dichiarato la mobilitazione parziale. L’ordine di Aliyev è stato pubblicato sul sito web presidenziale. Nello specifico, il presidente ha incaricato il Servizio di Stato azerbaigiano per la mobilitazione e la coscrizione di leva secondo il piano approvato.
“Scontri di varia intensità sono stati osservati durante la notte. La mattina presto, il nemico ha ripreso l’offensiva con sistemi di artiglieria, veicoli corazzati e un lanciafiamme pesante TOS“, ha detto l’addetto stampa del ministero della Difesa armeno, Shushan Stepanyan, su Facebook, precisando che le forze armate armene stanno prendendo contromisure.
“Il nemico ha perso molte truppe e mezzi“, ha detto Stepanyan, riportato dall’agenzia Interfax. Yerevan ha inoltre affermato di aver riconquistato le posizioni prese domenica dalle forze azere ma Baku ha rivendicato ulteriori progressi.
Domenica notte il teatro degli scontri è stata come sempre la regione del Nagorno Karabakh, provincia autonoma, dove l’esercito di Baku ha preso di mira alcune postazioni degli indipendentisti armeni. Questi, hanno risposto con una controffensiva dopo l’attacco subito in notturna.
In quella occasione, il Ministero della Difesa armeno ha riferisce di due elicotteri azeri abbattuti e alcune perdite annunciate dagli indipendentisti come subite dall’esercito dell’Azerbaigian.
“L’Armenia – aveva scritto a In Terris il Consiglio per la Comunità Armena di Roma in merito agli scontri avvenuti lo scorso luglio – non ha alcun interesse a una soluzione militare della contesa dal momento che il riarmo negli ultimi anni per miliardi di dollari da parte dell’Azerbaigian la pone presumibilmente in una posizione di inferiorità“.
“Vero invece che il premier armeno Pashinyan ha anche recentemente ribadito la volontà di trovare una soluzione che salvaguardasse i diritti dei popoli dell’Armenia, dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) e dell’Azerbaigian; ma tale offerta negoziale è stata per l’ennesima volta respinta da Aliyev che usa il ‘nemico‘ armeno per tenere a bada una popolazione sempre più insofferente alla repressione interna”.
In merito, In Terris, sempre lo scorso luglio, aveva anche pubblicato un approfondimento esclusivo intitolato: “La Caritas Armenia al fianco dei poveri: un ponte di pace nel Caucaso“.
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