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Tarzia (FI): “In Europa per riaffermare vita e famiglia”

Una vita spesa per la vita. Il gioco di parole è d’uopo se si parla di Olimpia Tarzia, da oltre quarant’anni in prima linea per difendere i bambini nel grembo materno. Tra i fondatori del Movimento per la Vita italiano nel 1980, è consigliere da tre legislature in Regione Lazio, dove, tra le varie iniziative, ha promosso una legge a sostegno della famiglia. Il suo intento è ora di trasferire l’impegno che l’ha sempre contraddistinta a Bruxelles. Ha deciso di candidarsi – è presente nella circoscrizione Centro tra le fila di Forza Italia – perché “questa Europa mi fa paura, con le sue spinte culturali verso la disgregazione della famiglia e contro la vita”. Di qui la sua adesione al manifesto di Pro Vita e Famiglia dedicato ai candidati alle Europee. “Temi di cui mi occupo da prima ancora che ne emergesse tutta la drammatica attualità”, spiega la Tarzia in un’intervista ad In Terris.

Tra le varie questioni affrontate dal manifesto, c’è quello della libertà di scelta dei genitori nell’educazione da dare ai propri figli. Cosa andrebbe fatto in sede europea?
“La libertà di scelta educativa è da sempre tra le priorità del mio impegno politico. Ricordo che nel mio passato come consigliere regionale del Lazio feci inserire il principio del diritto di libertà di scelta educativa nello statuto regionale, lo feci tradurre in legge per le scuole dell’infanzia ed è stato poi alla base di diverse proposte di legge da me presentate nelle legislature andate dal 2010 al 2018. Nessuno più di me sa quanto sia importante che ai genitori venga riconosciuto il diritto di dare ai figli l’educazione che meglio ritengono in base alle loro convinzioni morali, religiose e culturali. Fermo restando che le scuole paritarie non statali sono essenziali proprio al sistema scolastico generale: senza di esse l’intero mondo della scuola si fermerebbe perché non riuscirebbe di fatto ad accogliere tutti i ragazzi in età scolare. È essenziale quindi che la Ue, nel rispetto dell’art.26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, riconosca questo primato educativo, non solo in via di principio, ma anche nell’erogazione di fondi da assegnare alle Regioni per promuovere e sostenere il diritto di libertà di scelta educativa. In tale ottica dobbiamo rifiutare qualsiasi tentativo contrario che ci arriva dall’Europa e contrastare proposte normative e politiche pubbliche tese a cancellare le differenze sessuali e a diffondere nelle scuole, subdolamente, spesso all’insaputa dei genitori, l’ideologia del gender”.

Venendo al tema della natalità, c’è chi ritiene che spalancare le porte ad un’immigrazione di massa possa essere un modo per supplire al calo demografico europeo. È d’accordo?
“Si tratta di una questione certamente non semplice. In generale, posso dire che il fenomeno migratorio, che ha un significato storico, va saputo governare con intelligenza, senza pregiudizi ma anche senza aperture incondizionate. Finora l’Europa non è stata in grado, nel controllo dei flussi migratori, di coniugare, salvaguardando il patrimonio culturale di ogni nazione, l’accoglienza nel rispetto delle leggi con la ferma repressione degli abusi. Per quanto riguarda l’apporto in termini demografici dato dai migranti, penso che sia aleatorio, in quanto, vivendo nel nostro Paese, fondamentalmente poco accogliente della vita nascente, essi stanno man mano assorbendo la mentalità dominante di chiusura alla vita. Il tema è molto più ampio e drammatico: l’inverno demografico che ha colpito non solo il nostro Paese, ma l’intera Europa, è un’emergenza silenziosa e richiede misure e strumenti concreti di politiche familiari, di tutela sociale della maternità e di armonizzazione tra la vita familiare e la vita professionale delle donne”.

La battaglia “Uno di Noi” è ormai persa o esistono margini giuridici per riaprirla?
“San Giovanni Paolo II, commentando proprio una decisione del Parlamento Europeo, disse: ‘Quando un parlamento autorizza l’interruzione della gravidanza, consentendo la soppressione del nascituro, commette un grave sopruso nei confronti di un essere umano innocente e privo, oltre tutto, di qualsiasi capacità di autodifesa’. Si figuri se posso io considerare superata questa che è la madre di tutte le battaglie in difesa della vita, ovvero quella di considerare il concepito come ‘Uno di Noi’. No, naturalmente non è persa, e non possiamo rassegnarci, come pure, sempre nell’ottica della difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale, un’altra sfida si profila minacciosa per le sue drammatiche conseguenze: quella della disumana pratica dell’utero in affitto che riduce la donna ad un’incubatrice e il bambino in un prodotto e trasforma il diritto ‘del’ bambino al diritto ‘al’ bambino. Mi batterò sempre perché non prevalga il dominio di una scienza sganciata dall’etica, per la quale è lecito tutto quello che è tecnicamente possibile, che fa passare come progresso la manipolazione della vita umana”.

Dopo il 26 maggio un’eventuale alleanza con le forze cosiddette sovraniste potrebbe dare nuovo smalto al Ppe nella battaglia per difendere i principi non negoziabili?
“Vediamo intanto come sarà composto il prossimo Parlamento. Ad oggi ritengo che il Partito Popolare Europeo sia il luogo politico ove maggiormente questi principi possano trovare spazio. Certamente sarà importante creare ponti e coinvolgere il più possibile i parlamentari di altri raggruppamenti che vi si riconoscono per creare un fronte trasversale di difesa della vita e della famiglia”.

Tra i punti del suo programma c’è anche il sostegno ai cristiani perseguitati. Cosa bisognerebbe fare?
“Personalmente, da consigliere del Lazio, feci approvare una mozione in difesa di Asia Bibi, analoga a una votata dal Parlamento europeo. Non dobbiamo dimenticare che le prime minoranze perseguitate nel mondo sono purtroppo quelle cristiane. È pertanto doveroso che l’Europa intraprenda ogni iniziativa utile per tutelare al meglio i nostri fratelli cristiani nel mondo, uscendo da un assordante, inaccettabile silenzio”.

Federico Cenci

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