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Caos Pd, Zingaretti frena Renzi

Il sostegno a ipotesi pasticciate e deboli, non illudiamoci, ci riproporrebbe ingigantito lo stesso problema tra poche settimane”. Prova a fare chiarezza Nicola Zingaretti, segretario del Partito democratico, cercando di scacciare dalle menti dei dem l'idea, sempre più corposa, di una possibile intesa coi Cinque stelle per evitare il voto a stretto giro e costituire un governo istituzionale per arrivare alle elezioni. Insomma, l'asse paventato dall'ala renziana del Partito democratico rischia di spaccare per l'ennesima volta un partito che, all'indomani della votazione per la segreteria, cercava in tutti i modi di ricompattarsi per costituire un'alternativa al governo del cambiamento. Ora che la crisi è entrata nel vivo, però, il sostegno all'ex premier fornito da una parte del Nazareno torna a mettere in subbuglio l'ambiente interno, vanificando l'appello all'unità fatto dallo stesso Zingaretti e riaprendo il fronte della divisione.

La situazione

Dopo l'intervista rilasciata al Corriere della Sera, in giornata Renzi è tornata a ribadire il concetto: “Dopo aver messo i conti a posto, si vada a votare e le assicuro che noi e i Cinque Stelle staremo da due parti diverse”, – ha detto l'ex premier al Tg -. Non vado a mangiare la pizza con Grillo nemmeno se mi pagano. Ma Salvini ha rovinato l'estate agli italiani aprendo una crisi di governo dalle spiagge con le cubiste. Il governo è un fallimento, ma la scelta dei tempi porta la Borsa a bruciare miliardi, lo spread a volare e all'aumento dell'Iva al 25%. E' folle”. Il piano salva-Italia, secondo Renzi, passa da una maggioranza per un governo Istituzionale ma, sul fronte interno, continua a trovare riscontri altalenanti: l'ex ministro Franceschini, ad esempio, pur non allineandosi dichiaratamente alla posizione dell'ex segretario, non chiude nemmeno del tutto all'idea, lanciando però un appello alla calma per non far passare in secondo piano la posizione del segretario corrente: “Invito tutti nel Pd a discutere senza rancori e senza rinfacciarci i cambi di linea. Io lo farò. Anche perché in un passaggio così difficile e rischioso, qualsiasi scelta potrà essere fatta solo da un Pd unito e con la guida del segretario”. Posizione a metà fra chi sostiene l'ex premier e chi si allinea (come Calenda) al dettame di Zingaretti che ribadisce: “Con franchezza dico no. Un accordicchio Pd-M5s regalerebbe a Salvini uno spazio immenso. Nessuna paura del voto”. Ma ancora una volta il rischio per i dem è dentro al partito stesso.

DM

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