Per tre minuti un intero Paese si è fermato, nell’aria solo il suono di clacson e sirene. Così la Cina ha onorato la memoria delle oltre 3.300 vittime del coronavirus e dei primi 14 “martiri” caduti in prima linea nell’Hubei lottando contro la pandemia. Infermieri, membri delle forze dell’ordine e medici, tra cui anche Li Wenliang, l’oculista di 34 anni scomparso il 17 febbraio dopo aver contratto il virus, e tra i primi a intuire un collegamento tra le polmoniti anomale e la Sars del 2003.
L’omaggio si è tenuto alle 10, quando in Italia erano le 4 del mattino. Il presidente Xi Jinping e i vertici del Partito comunista e del governo, con un fiore bianco sul petto, hanno tenuto una cerimonia alla Zhongnanhai, compound di Pechino della leadership, sostando in raccoglimento davanti alla bandiera nazionale cinese a mezz’asta.
Per la prima volta dal 23 gennaio, agli 11 milioni di abitanti sarà permesso di viaggiare, ma Wuhan non può ancora abbassare la guardia. I residenti dell’epicentro della pandemia del Covid-19 sono stati allertati sulla necessità di rafforzare le misure di auto-tutela, restando a casa, evitando di uscire se non per necessità al fine di scongiurare la ripresa dei contagi. La Cina sembra aver messo sotto controllo la pandemia in due mesi grazie alle poderose misure adottate, bloccando l’intero Paese, tra produzione e spostamenti. Ma le autorità restano molto prudenti per paura di una seconda ondata di contagi di ritorno e asintomatici. Solo a Wuhan sono state trovate 51 persone asintomatiche, mentre quelle sotto osservazione sono 705.
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