C'è già un aereo in volo verso La Paz, capitale boliviana, per prelevare Cesare Battisti e portarlo in Italia, dove pende su di lui una condanna all'ergastolo per quattro delitti, commessi durante gli Anni di piombo. L'ex pac è stato fermato a Santa Cruz de la Sierra, popolosa città boliviana dove si era rifugiato dopo la fuga organizzata in seguito alla disposizione del suo arresto da parte del Supremo Tribunale federale del Brasile, decretato proprio in vista di una sua possibile estradizione, promessa dal neo-eletto presidente Jair Bolsonaro e concessa dal leader uscente Michel Temer. Fra gli omicidi commessi dai membri dei pac in quegli anni, particolare scalpore suscitò quello del gioiellieri Pierluigi Torregiani, assassinato nel 1979 mentre apriva il suo negozio come vendetta per una rapina sventata ai suoi danni, nella quale era rimasto ucciso un rapinatore. Quel giorno, un proiettile raggiunse anche suo figlio, Alberto, che perse per questo l'uso delle gambe: “E' fatta – ha commentato dopo aver ricevuto la notizia della cattura -. Credo sia la volta buona. Non oso pensare che ora possa trovare un escamotage. E' impossibile che non venga estradato in Italia. Tecnicamente è un fuggiasco, non coperto da nessuno status particolare. È un latitante e non ha più benefici. Quindi credo che nell’arco di 48 ore, una settimana al massimo, sarà in carcere in Italia. Non penso che i brasiliani abbiano tanta voglia di tenerselo”.
Per l'omicidio di suo padre, Battisti fu condannato in quanto co-ideatore (evase poi dal carcere nel 1981): “Sono fiero – ha detto ancora Torregiani – del lavoro fatto in famiglia, della determinazione, senza pretese ma con rispetto, con cui abbiamo chiesto giustizia. Urlare, in altre situazioni, è sembrata l’unica cosa giusta ma noi non lo abbiamo mai fatto. Più tardi proverò sollievo e felicità. Adesso prendo almeno quattro caffè e mi metto a lavorare”. Sono state le prime parole pubbliche da oltre un anno, quelle del figlio del gioielliere ucciso 40 anni fa: l'ultima volta aveva commentato un'intervista rilasciata da Battisti etichettandolo come un “bugiardo”.
Ma quella di Torregiani non è stata l'unica reazione suscitata in Italia dalla notizia dell'arresto di Battisti: “Tutti gli italiani – ha detto l'ex premier Matteo Renzi -, senza alcuna distinzione di colore politico, desiderano che un assassino così sia riportato al più presto nel nostro Paese per scontare la sua pena in un carcere italiano. Oggi è una bella giornata”. E ancora il ministro della Famiglia Fontana: “Dopo decenni la giustizia è vicina. Grazie al Presidente Jair Bolsonaro e complimenti agli investigatori (anche italiani) e alla squadra speciale dell'Interpol per questa grande operazione”. Su Twitter arriva anche il commento del presidente del Parlamento eruopeo, Antonio Tajani: “Cesare Battisti venga fatto rientrare quanto prima in Italia e sconti la pena senza alcuna concessione a suo favore. Un terrorista rosso che si è preso gioco delle vittime, dei loro familiari e dell'Italia intera merita di stare in galera”. Nel frattempo, il titolare della Farnesina, Moavero, ha fatto sapere che “si tratta di un atto di giustizia nei confronti degli odiosi crimini del terrorismo, doveroso verso chi fu ucciso o ferito e verso i loro famigliari. Ora il lavoro continua affinché l'estradizione in Italia possa avvenire nei tempi più rapidi”.
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