Una sorta di gran consigliere. Questo il profilo di Carlo De Benedetti che emerge dalla trascrizione dell’interrogatorio che l'ingegnere proprietario del gruppo L'Espresso ha reso alla Consob nel febbraio 2016 nell'ambito degli accertamenti sulle cosiddette attività anomale in Borsa sui titoli delle Banche Popolari che coinvolge in qualche modo anche la Romed, allora presieduta proprio da lui.
Reso pubblico da Il Sole 24 Ore, il verbale rivela l'influenza di De Benedetti sul Governo Renzi. Addirittura – afferma l’ingegnere – “il Jobs-Act è un provvedimento che io gli ho suggerito…”, un provvedimento che “poteva essere utile e che poi, di fatto, lui (Renzi, ndr) poi è stato sempre molto grato perché è l'unica cosa che gli è stata poi riconosciuta”.
L'imprenditore giustifica i suoi incontri con Matteo Renzi e Fabio Panetta (vice direttore generale di Bankitalia) con la lunga amicizia che lo lega al leader del Pd. Già quando Renzi era sindaco di Firenze – rivela De Benedetti – chiese al proprietario del colosso editoriale di poter ricorrere a lui per ricevere consigli. La risposta dell'ingegnere fu eloquente: “Guardi! Va benissimo. Non faccio, non stacco parcelle, però sia chiara una roba: che se lei fa una c…..a, io le dico: caro amico , è una c…..a”.
Non solo con Renzi, De Benedetti può vantare un certo legame anche con altri membri del suo Governo, come Maria Elena Boschi e Pier Carlo Padoan. “Sono molto amico di Elena Boschi, ma non la incontro mai a Palazzo Chigi. Lei viene sovente a cena a casa nostra ma non … diciamo io, del Governo vedo sovente la Boschi, Padoan. Anche lui viene a cena a casa mia e basta…”. De Benedetti parla anche di un buon rapporto con Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia.
L'amicizia di De Benedetti con Visco torna utile agli esponenti della Consob quando l'interrogatorio si concentra su una serie di fatti, telefonate e incontri del gennaio 2015. In quel periodo l'imprenditore si vede con Panetta in Banca d'Italia, dove riceve la notizia che il Governo Renzi è pronto a fare la riforma delle banche popolari.
Il giorno dopo, 15 gennaio 2015, De Benedetti riceve una telefonata di Renzi che gli conferma che la riforma sta per avvenire. Il giorno dopo ancora, 16 gennaio, De Benedetti telefona al suo broker, Gianluca Bolengo e gli dice di investire 5 milioni di euro in azioni delle banche popolari. Alla fine realizzerà una plusvalenza di 600mila euro. L'imprenditore, tuttavia, sostiene di “non aver avuto informazioni privilegiate” da Renzi e che se ciò fosse avvenuto non avrebbe certo investito una somma così bassa per i suoi standard. “Se avessi saputo avrei fatto 20 anche sulle Popolari (e non 5, ndr), o di più, e ho fatto meno… ma perché l’avrei fatta così piccola? Se avessi saputo?”.
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