Riforma del Fisco, è bufera sulla norma salva-Berlusconi

Sulla riforma del fisco per una norma considerata salva-Berlusconi è nato un caso mediatico e politico e subito il governo corre ai ripari bloccando tutto. Dopo le polemiche arriva l’annuncio del premier Matteo Renzi: “il nostro Governo non fa norme ad personam, non fa norme contra personam. Fa norme che rispondono all’interesse dei cittadini. Di tutti i cittadini. Queste norme consentiranno di non avere interpretazioni discrezionali tra commissione tributaria e commissione tributaria, ma finalmente darà lo stesso tipo di pena da Milano a Palermo”. “Di tutto abbiamo bisogno tranne che dell’ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino, specie in un momento come questo dove qualcuno teorizza strampalate ipotesi di scambi politici-giudiziari, anche alla luce del delicato momento istituzionale che il Paese si appresta a vivere”.

Tuttavia il premier Matteo Renzi ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere, per il momento, alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri dei decreti delegati sul fisco che contiene le norme considerate pro-Berlusconi. Nel provvedimento è infatti prevista l’introduzione, nel decreto 74/2000 sui reati tributari, di un art. 19-bis che esclude la punibilità “quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al 3% dell’imposta sul valore aggiunto dichiarata”. Una novità di questo tipo potrebbe garantire a Silvio Berlusconi la cancellazione della condanna Mediaset consentendogli anche di ricandidarsi. A conclusione del suo processo Berlusconi è stato infatti condannato a quattro anni di reclusione e a due anni di interdizione dai pubblici uffici per una frode fiscale di 7 milioni di euro, pari a meno del 2% dell’imponibile.

Fonti di Palazzo Chigi puntualizzano invece la natura e l’intendimento della riforma: “i decreti delegati sul fisco segnano una rivoluzione nel rapporto tra fisco e cittadini, tra fisco e aziende. La logica che il Parlamento ha affidato al Governo è molto chiara: recuperare più soldi dall’evasione, depenalizzando laddove possibile e contestualmente aumentando sanzioni e pene per i reati che rimangono tali”. “Oggi in Italia meno di cento persone su sessanta milioni scontano pene per reati tributari. Il che è assurdo, se pensiamo alle stime, incredibili, dell’evasione nel nostro Paese. Si tratta dunque di cambiare in modo radicale. Questo è l’obiettivo del Governo”.

Ma dall’opposizione si è alzato comunque il sospetto di “inciucio” Renzi-Berlusconi; al Tg5 il Premier ha risposto: “Se qualcuno immagina che in questo provvedimento ci sia non si sa quale scambio, non c’è problema: noi ci fermiamo, questa norma la rimanderemo in Parlamento soltanto dopo l’elezione del Quirinale, dopo che Berlusconi avrà completato il suo periodo a Cesano Boscone e dimostreremo che non c’è nessun inciucio strano”.