A poche ore dall’entrata in vigore del Job Act Matteo Renzi annuncia la svolta sul lavoro. “Quest’anno – ha detto al Tg1 – ci saranno molte più assunzioni che licenziamenti: sono pronto a scommetterlo e molto dipenderà dalla riforma che rende molto più semplice assumere. Il premier ha parlato di una “grande rivoluzione perché porterà finalmente l’Italia fuori dalle secche della disoccupazione”. I decreti attuativi della legge approvata in via definitiva un mese fa sono entrati in vigore ieri e ora produrranno i loro effetti. Il cuore del nuovo sistema è l’indeterminato a tutele crescenti per i neoassunti. La progressione di carriera consentirà di acquisire nel tempo tutte le peculiarità del vecchio contratto.
“Non si può puntare alla perfezione fin da domani – ha avvertito il ministro Giuliano Poletti – in quanto non mancherà un 20% di errori o di scontenti, ma accontentiamoci dell’80%. Si apre una fase nuova per il lavoro in Italia, nel segno di una maggiore certezza di regole per le imprese, di una prospettiva di stabilità per i lavoratori, di un ampliamento delle tutele. Si avvia la costruzione di un nuovo mercato del lavoro più efficiente ed efficace, ed al tempo stesso più equo ed inclusivo”. Poletti si è detto pronto a raccogliere la sfida sulle conseguenze positive della riforma, a partire dall’aumento dell’occupazione, “sono convinto – ha sottolineato – della bontà delle scelte che abbiamo fatto”. E ha ribadito che le nuove regole sui licenziamenti si applicano solo ai neo-assunti (per quelli vecchi resta l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori).
Poletti ha insistito sul “buon metodo” dimostrato dal governo con la riforma del lavoro, “dice che in Italia le cose si possono fare. Noi le cose le facciamo. Chiuderemo positivamente anche sulla corruzione e su tutto il resto”. Nel corso dell’intervista al Tg1 Renzi ha parlato anche della riforma fiscale, sul quale “non dobbiamo fare pasticci, chi ci ha preceduto li ha cominati. Dobbiamo fare un fisco semplice: da un lato stangare quelli che non pagano le tasse, ma non creare un clima di oppressione. La prima bozza andava bene a Equitalia, meno all’Italia. Serve una riforma che semplifichi il sistema italiano”.
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