Cifre da capogiro in Veneto, dove si è deciso per l’autonomia della Regione: l’affluenza si è attestata a un alto (non altissimo ma comunque oltre quorum) 57,2%, con il “Sì” capace di incassare il 98% delle preferenze. Il che significa quasi un plebiscito. Soddisfatto il presidente Luca Zaia, il quale ha commentato quorum e verdetto definendo entrambi “un risultato storico”. Numeri più ristretti in Lombardia, dove il presidente Maroni ha annunciato un’affluenza alle urne di circa il 40%, affiancandovi però una percentuale di preferenze per il “Sì” del 95%: “Nessuna gara con Zaia – ha detto il governatore -. Ora uniamo le forze per la battaglia del secolo”. Nella regione veneta, certamente, il riscontro è stato maggiore, sia in termini di affluenza che di partecipazione: aver raggiunto quasi il 60% di affluenza è un risultato notevole, ancora di più se si considera la contenuta media di voto italiana. Qualche intoppo si è registrato in fase di riversamento delle votazioni all’interno della voting machine ma, già diverse ore prima della chiusura dei seggi, l’aria che si annusava dalle parti di Venezia e degli altri centri veneti era quella del trionfo.
Cosa succede ora? Zaia le idee le ha chiare: “Questo referendum non è una buffonata. Più di 2 milioni di veneti ci hanno dato un’indicazione importante. Ha vinto la voglia di essere padroni a casa nostra. A Roma se ne rendano conto”. Per quanto riguarda il programma post-voto, la linea è altrettanto definita e sarà esaurientemente riportata nel contratto che il Veneto sottoporrà all’attenzione del premier Gentiloni per chiedere maggiore autonomia: “Noi chiediamo tutte le 23 materie, e i nove decimi delle tasse… Nelle ultime 48 ore ci arrivavano le fatture dal ministero, ma è storia passata. Il Veneto è disponibile al dialogo col Governo e a diventare laboratorio dell’autonomia”. Sul quando il governatorato della Regione incontrerà il presidente del Consiglio, Zaia non si sbilancia, limitandosi a dire “quando il progetto sarà pronto”.
Nonostante i numeri decisamente più ristretti, si è detto tutt’altro che insoddisfatto il presidente della Lombardia, Roberto Maroni. L’affluenza oltre il 40% e il 95% dei “Sì” contribuiscono a rendere quella del voto lombardo-veneto “una giornata storica” che “consolida la nostra forza per avviare il neo-regionalismo: abbiamo con noi milioni di cittadini”. Nessuna delusione, quindi, nonostante il gap di voti con i vicini del Veneto: ” In molti Comuni, quello per esempio del ministro Martina, abbiamo superato il 50%, vorrà dire qualcosa?”. Va detto, del resto, che in Lombardia il quorum non era stato fissato: “Sono 5 milioni di voti che metteremo sul tavolo con il governo”, ha concluso il presidente. Resta da capire, ora, come e quanto influirà la decisione dei cittadini delle due regioni: il Governo si è detto disposto a trattare anche se, come prevedibile, il risultato delle urne qualche sconquasso partitistico potrebbe provocarlo. Nessun rischio del modello Catalogna, comunque, nonostante qualche voce lo avesse più volte tirato in ballo: “E’ una vittoria della democrazia diretta – hanno commentato i 5 stelle -. Ci vogliono più poteri alle regioni e servizi meglio tarati sui cittadini”.
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