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Radio Radicale si sta per spegnere

Dopo quarantatré anni di emittenza, spesso spregiudicata e sopra le righe, Radio Radicale è vicina alla chiusura. Sulla storica emittente fondata da un gruppo di militanti radicali pende la decisione del governo giallo-verde di non voler rinnovare la concessione a trasmettere le sedute del Parlamento.

Crimi: “25 anni senza gara”

Decisione che è stata confermata oggi da Vito Crimi, sottosegretario all'Editoria, interpellato sul tema al suo arrivo a un convegno sull'informazione locale a Milano. “La posizione è molto chiara: l'intenzione del Governo, mia e del Mise è di non rinnovare la convenzione con Radio Radicale“. L'esponente del M5s ha quindi precisato che “nessuno ce l'ha con Radio Radicale o vuole la sua chiusura” ma “sta nella libertà del governo farlo” ha detto Crimi, affermando che l'emittente “ha svolto da 25 anni un servizio senza alcun tipo di gara e valutazione dell'effettivo valore di quel servizio“. La convenzione prevede l'impegno da parte della concessionaria a trasmettere, nell'orario tra le ore 8.00 e le ore 21.00, almeno il 60% del numero annuo complessivo di ore dedicate dalle Camere alle sedute d'aula.

Solidarietà bipartisan

Nonostante negli anni ci siano state anche voci di chi ritiene che finanziare Radio Radicale sia uno sperpero di denaro pubblico, dal momento che la messa in onda delle sedute parlamentari è già assicurata dalla Rai attraverso la rete GrParlamento, in queste settimane si sono levate voci di solidarietà bipartisan. Sulla questione è intervenuta anche Elisabetta Casellati, presidente del Senato. “La voce di Radio Radicale non può essere spenta – afferma -. Non si può cancellare uno strumento prezioso che per oltre 40 anni ha garantito al nostro Paese un'informazione libera, trasversale, corretta ed estremamente preziosa, svolgendo di fatto la funzione di servizio pubblico del quale hanno potuto usufruire generazioni di italiani”. “Sarebbe una decisione grave sulla quale a mio avviso si dovrebbe riflettere ancora. In democrazia si deve puntare a rafforzare il pluralismo dell'informazione. Non a limitarlo”, ha aggiunto il Presidente Casellati. Enza Bruno Bossio, depuata del Pd, si chiede “perché non ha il coraggio di indire la gara, visto che ne ha la competenza?”. L'esponente Dem quindi aggiunge: “La verità è che il governo vuole solo che una voce autorevole, libera e dalla specchiata funzione informativa possa interrompere i suoi servizi per la collettività”. Sugli scudi Fratelli d'Italia, il cui esponente Federico Mollicone spiega: “Abbiamo presentato una mozione in entrambi i rami del Parlamento e siamo pronti alla battaglia d’aula fra Camera e Senato”.

Giacomo De Sena

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