Tra qualche tempo basterà aver compiuto 18 anni per poter votare per eleggere i componenti del Senato. Lo prevede una proposta di riforma costituzionale sull'elettorato attivo per Palazzo Madama che inizierà il suo iter martedì prossima alla Commissione Affari costituzionali della Camera.
Il testo è stato incardinato dal presidente Giuseppe Brescia la ha incardinato, che ha dato l'incarico di relatore a Valentina Corneli (M5s) e a Stefano Ceccanti (Pd), quindi con un approccio bipartisan, dopo lo scontro con i Dem sulla riforma taglia-parlamentari.
La proposta presentata da M5s, a prima firma di Brescia, nasce dopo una polemica con il Pd e con Ceccanti che aveva presentato un emendamento alla legge taglia-parlamentari che abbassava l'eta del voto per il Senato a 18 anni, parificandola con quella della Camera. L'emendamento fu dichiarato inammissibile per “estraneità di materia“, tesi contestata dai Dem e da Ceccanti per il quale c'è un nesso tra il numero dei parlamentari e l'elettorato attivo e passivo, oltre che con le funzioni delle Camere. Brescia si era impegnato a incardinare quanto prima un ddl autonomo con questa riforma, che inizierà il suo iter martedì.
“Dobbiamo superare una norma anacronistica – ha spiegato Brescia all'Ansa – che, come ricorda giustamente il collega Ceccanti, è legata a un tempo in cui la maggior età si raggiungeva a 21 anni”. “Con questa iniziativa mantengo l'impegno istituzionale assunto durante il dibattito sulla riduzione del numero dei parlamentari approvato ieri dalla Camera. Dalle opposizioni è arrivata una richiesta che nel merito la maggioranza ha condiviso e ho deciso di presentare un testo di partenza molto semplice e calendarizzarlo subito”. “Ho voluto nominare due relatori, uno di maggioranza e di opposizione, per favorire un percorso condiviso e arrivare in tempi rapidi a una soluzione. Questa proposta è fuori dal contratto del cambiamento scritto dalla maggioranza, ma il Parlamento ha il dovere di intervenire con autentico spirito costituente”, ha concluso Brescia. La differenza di età come requisito per poter votare alla Camera e al Senato, ha comportato due corpi elettorali diversi, con frequenti risultati elettorali diversi per i due rami del Parlamento.
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