Mori: “Non sono un traditore, continuerò a lottare”

Sono trascorsi 30 giorni esatti dalla sentenza del processo sulla trattativa Stato-mafia, pronunciata dalla Corte d'Assise di Palermo al termine di un lustro di udienze. I giudici del Tribunale hanno emesso condanne nei confronti dei principali imputati, tra i quali gli ex ufficiali dei Ros Antonio Subranni e Mario Mori, entrambi condannati a 12 anni di reclusione. A distanza di un mese, l'ex direttore del Sisde ha parlato per la prima volta della sentenza ascoltata durante un'assemblea del partito radicale, dicendosi convinto di “continuare a combattere sicuro di essere nel giusto, di aver rispettato la leggi e, soprattutto, la mia etica professionale”. Mori ha confermato di sentirsi “sereno” e senza “nessuna paura”.

Mori: “Sono un agonista”

Mori, assieme agli altri funzionari dello Stato e delle Forze dell'ordine finiti al centro del processo, è stato accusato dai pubblici ministeri di essere stato parte di una una trattativa segreta intavolata con esponenti di Cosa nostra ufficialmente allo scopo di far cessare il periodo di stragi: “Non accetto – ha detto – di essere considerato un traditore dello Stato, un fellone come si diceva una volta, e continuerò a lottare fino in fondo certo che alla fine vincerò. Sono partito dalla parte della giustizia e mi trovo dall'altra parte: questo è doloroso per un ufficiale dei Carabinieri. Da 15 anni faccio l'imputato e sono arrabbiato ma sono un agonista, ho bisogno di un nemico, le battaglie mi danno forza”. Sulla vicenda Mori si è espresso, in uscita dall'assemblea, anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, il quale ha spiegato ai cronisti di conoscere “il rigore e la serietà del generale, eroe della lotta alla mafia, che dopo aver smantellato centrali criminali di ogni tipo ha dovuto subire l’onta di immotivati processi, tutti finiti con assoluzioni, tranne l’ultimo che sarà certamente ribaltato nei successivi gradi”.

Il processo

Dodici anni di reclusione sono stati comminati anche all'ex senatore Marcello Dell'Utri e al collega di Mori, Antonio Subranni, oltre all'esponente di Cosa nostra Leoluca Bagarella, mentre era arrivata l'assoluzione per l'ex ministro Nicola Mancino. La sentenza era stata salutata con soddisfazione dal pm istruttore del processo, Vittorio Teresi, il quale aveva spiegato al termine dell'udienza che “questo processo e questa sentenza sono dedicati a Paolo Borsellino, a Giovanni Falcone e a tutte le vittime innocenti della mafia”.