Migliorano i conti pubblici ma gli italiani sono sempre più poveri

Flebili luci e tante ombre per l’economia italiana. La notizia positiva l’ha data Bankitalia che ha certificato un lieve miglioramento delle finanze statali. Ad agosto, infatti, secondo Palazzo Koch il debito pubblico è sceso di 20,5 miliardi. Un calo determinato, secondo l’istituto di via Nazionale “dalla riduzione di 27,3 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (pari a fine agosto a 82,4 miliardi; 46,4 ad agosto 2013), che ha più che compensato il fabbisogno del mese (6,9 miliardi)”. Una aiuto è arrivato, da questo punto di via, anche dall’andamento dei mercati: “L’emissione di titoli sopra la pari, l’apprezzamento dell’euro e gli effetti della rivalutazione dei Btp indicizzati all’inflazione (Btpi) hanno contenuto l’incremento del debito per 0,1 miliardi”. Secondo il Def del governo, tra l’altro, il rapporto tra debito pubblico e Pil è previsto al 131,6% per il 2014 e al 133,4% per il 2015.

Se i conti pubblici sogghignano l’economia reale piange. Gli italiani sono sempre più poveri. Lo conferma l’andamento della deflazione, in aumento. Questo significa riduzione dei prezzi, determinata da una significativa diminuzione della domanda. L’Istat rileva che rispetto a ottobre 2013 questo dato è sceso dello 0,2%. Numeri peggiori delle stime provvisorie che ipotizzavano un calo solo dello 0,1%. Su base mensile, invece, i prezzi hanno segnato un -0,4%. La maggiore flessione su base annua deriva dalla riduzione del costo dei beni energetici non regolamentati e al rallentamento della crescita dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona.

A rendere il quadro ancor più cupo ci ha pensato l’Inps. Secondo l’istituto di previdenza quasi la metà dei pensionati italiani (il 43,5%), nel 2013, si trovava sotto la soglia dei 1000 euro al mese.  Non solo. Oltre 2,1 milioni di pensionati aveva un reddito inferiore ai 500 euro mentre quasi il 70% aveva meno di 1.500 euro al mese.  Si è avuta anche una netta riduzione dei lavoratori pubblici, scesi di 64.491 unità. I dipendenti del settore privato, invece, sono diminuiti di 140.195 unità mentre i parasubordinati hanno perso oltre 100.000 iscritti.