L'Isis torna a minacciare l'Italia. Stavolta nel mirino dei miliziani jihadisti finisce Venezia. Sui circuiti social è stata lanciata un'immagine che ritrae un terrorista armato di spalle, sullo sfondo l'ex capitale della Serenissima, con una bandiera nera che domina sopra la chiesa della Madonna della Salute, quasi di fronte a piazza San Marco. Sul drappo scuro l'inconfondibile icona dell'Isis con la scritta “Shahada La ilàha illa Allàh”, ossia “Non c’è divinità se non Allah”. L'immagine è stata scovata da alcune agenzie americane che negli anni si sono specializzate nel monitoriaggio dei mezzi di comunicazione (da Instagram a Facebook, fino a Twitter) dei fondamentalisti.
Il Corriere del Veneto ha contattato una fonte investigativa, che spiega: “Si tratta di un fotomontaggio diffuso tra la fine di ottobre e i primi di novembre anche su blog e siti Daesh attestati all’estero”. La stessa fonte sottolinea che “l’allerta è sempre alta: Venezia è un possibile obiettivo, alla pari di molti altri centri nevralgici del nostro Paese”. Per il professor Stefano Allievi, esperto di Islam e membro della Commissione di studio sulla radicalizzazione jihadista della Presidenza del consiglio dei ministri, “la scritta fa riferimento a uno degli hadîth (racconti, ndr) di Maometto, stando al quale dopo Costantinopoli anche Roma, intesa come il simbolo della cristianità, si sottometterà all’Islam“.
Proprio pochi giorni fa Venezia con i suoi caratteristici monumenti è stata illuminata di rosso da un'iniziativa di Aiuto alla Chiesa che Soffre per ricordare la persecuzione dei cristiani nel mondo. Tra i monumenti veneziani coinvolti nell'inziativa, il Ponte di Rialto e un tratto del Canal Grande. Alla conferenza stampa di presentazione, monsignor Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia, ha detto che l'iniziativa vuole “presentare una realtà che non sempre viene illuminata” e si è rivolto anche ai ragazzi ed alle ragazze impegnati nel pellegrinaggio diocesano alla Basilica della Madonna della Salute. “Vorrei – ha detto il Patriarca – che i giovani si confrontassero con la realtà della Chiesa perseguitata”.
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