Nel periodo aprile-giugno del 2016 le attivazioni di contratti a tempo indeterminato sono state 392.043, il 29,4% in meno rispetto all’anno scorso (-163.099). Lo rileva il ministero del Lavoro con le comunicazioni obbligatorie. I rapporti di lavoro a tempo indeterminato cessati sono stati 470.561, -10% rispetto allo stesso periodo del 2015. Il dato, a differenza di quello dell’Inps, tiene conto di tutto il lavoro dipendente compresi domestici, agricoli e p.a e anche dei contratti di collaborazione. I numeri risentono della riduzione dell’incentivo all’assunzione a tempo indeterminato.
Nel secondo trimestre del 2016 sono state registrate 2,45 milioni di attivazioni di contratti nel complesso a fronte di 2,19 milioni di cessazioni. La maggioranza delle cessazioni sono dovute al termine del contratto a tempo determinato (1,43 milioni). Tra le altre cessazioni sono aumentate quelle promosse dal datore di lavoro (+8,1%) mentre si sono ridotte quelle chieste dal lavoratore (-24,9%). In particolare sono aumentati i licenziamenti(+7,4% sul secondo trimestre 2016).
“Nel secondo trimestre del 2016, in base a quanto emerge oggi dalle comunicazioni ministeriali – ha commentato il leghista Roberto Calderoli – le attivazioni di contratti stabili sono crollate del 30% rispetto allo stesso periodo del 2015 mentre i licenziamenti sono aumentati del 7,4%. È chiaro che quando si usano bonus e incentivi a puro scopo elettorale, i risultati non possono essere altro che questi: passato il breve momento di euforia dovuto alla droga, poi il paziente sta peggio di prima. Senza misure strutturali, senza una rivoluzione fiscale, senza un cambio di rotta e di governo, la situazione è destinata a peggiorare”.
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