Nel corso della tre giorni di Verona del Congresso mondiale delle famiglie, lo sguardo di molti organi d'informazione si è fissato sul dito, lasciandosi sfuggire così la luna. Il dito sono i dettagli, le polemiche politiche e non, la luna è il cuore dell'iniziativa, ossia ribadire l'importanza della famiglia quale cellula fondamentale della società. L'importanza, ma anche la bellezza.
Quest'ultimo aspetto è emerso oggi, giorno conclusivo dell'evento, con la Marcia della Famiglia. Migliaia di genitori, figli, nonni nipoti e zii (almeno 10mila secondo le forze dell'ordine e 50mila per gli organizzatori) sono partiti – festosi e colorati – da piazza Bra, sotto l'arena, e hanno attraversato il centro della città scaligera.
Sfilare è anche un modo per chiedere alle istituzioni interventi concreti, pro-famiglia e contro lo sfruttamento di donne e bambini per soddisfare l'ego di ricchi adulti. Ecco allora che nel documento conclusivo del Congresso si chiede impegno per il contrasto alla pratica dell'utero in affitto tramite una rogatoria internazionale e la protezione dei minori, “a partire dai loro diritti ad avere una mamma e un papà, a non diventare oggetti di compravendita, di abusi sessuali e pedopornografia e a ricevere un'educazione che non metta in discussione la loro identità sessuale biologica e non li induca a una sessualizzazione precoce”. Gli organizzatori chiedono inoltre “leggi che incentivino la natalità” e sostegno economico alle famiglie, specie se numerose.
Si avvicina il 26 maggio, giorno delle elezioni europee, e lo sguardo non può non rivolgersi a Bruxelles. Nel documento conclusivo si chiede: “Perché la Ue prevede fondi salva-stati che, nella pratica sono salva-banche e non istituisce un fondo salva–famiglie?”, si sono domandati gli organizzatori del Congresso, Toni Brandi e Jacopo Coghe. La Dichiarazione di Verona prosegue sottolineando “l'urgenza della tutela dei diritti delle donne, dal ricevere valide alternative all'aborto, alla protezione dallo sfruttamento sessuale e dalla pornografia, alla parità di trattamento salariale, fino alla conciliazione tra lavoro e maternità, attraverso più lunghi congedi parentali e – per chi lo desidera – flessibilità, part time o telelavoro”. Per gli organizzatori, “le madri che scelgano di dedicarsi esclusivamente ai figli e alla famiglia andrebbero tutelate con una remunerazione adeguata per il lavoro casalingo, laddove lo stipendio del coniuge non sia sufficiente per un'esistenza libera e dignitosa”. Altri passaggi del documento riguardano “il radicale contrasto alla diffusione e alla legalizzazione di ogni tipo di droga e la difesa del diritto dei genitori alla libertà di scelta educativa per i propri figli (art. 26 Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo), specie riguardo la sfera sessuale e l'affettività”. La palla ora spetta alle istituzioni.
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