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Il premier: “Punti d’intesa con i sindacati sul Job act”

E’ stata una mattina cruciale per Matteo Renzi che ha incontrato a Palazzo Chigi le principali sigle sindacali per discutere del Job Act, la riforma del lavoro che il governo vorrebbe varare a stretto giro di ruota. Assieme al premier, in rappresentanza dell’esecutivo, c’erano il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, ed i ministri del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, dell’Economia Pier Carlo Padoan e della Pa Marianna Madia.

Renzi, all’apertura del vertice, ha affermato di voler fare tornare l’Italia leader in Europa e ha poi garantito il rispetto del 3% nel rapporto deficit/pil, imposto da Bruxelles. Alla controparte  il presidente del Consiglio ha assicurato lo sblocco di 1,5 miliardi per l’estensione degli ammortizzatori sociali, due miliardi per la riduzione delle tasse sul lavoro e un miliardo per la scuola. Si è affrontato anche il tema degli 80 euro in busta paga che, ha detto il capo del governo, sarà strutturale a partire dal prossimo anno. Poi la discussione ha virato sull’art. 18, il tema caldo di questi giorni di dibattito politico.

Per andare a dama e ottenere la riforma della norma Renzi ha garantito che l’obbligo di reintegro ci sarà non solo per i licenziamenti discriminatori, ma anche per quelli disciplinari “previa verifica della fattispecie”. In più Palazzo Chigi starebbe valutando un emendamento al Job act con norme di rappresentanza sindacale e sull’ampliamento della contrattazione decentrata. Renzi ha anche sollevato l’emergenza legata alle “tre T” (Termini Imerese, Ilva di Taranto e Ast di Terni) che vanno salvati urgentemente.

All’esito dell’incontro il premier si è mostrato ottimista, parlando di “sorprendenti punti d’intesa”. Più cauta la leader della Cgil, Susanna Camusso: “L’unica vera novità dell’incontro di oggi è che ci saranno altri incontri. Le altre sono cose note” ha detto. Il prossimo faccia a faccia si svolgerà il 27 ottobre.

 

Luca La Mantia

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