Il governo vara Def e manovra correttiva, Gentiloni: “Niente aumento delle tasse”

Crescita del Pil all’1,1%, stabilizzazione del debito sui livelli dello scorso anno e assestamento del deficit per il 2017 al 2,1%, grazie a una manovra che, nelle intenzioni del governo, assicurerà il rilancio dell’economa.

Al termine di due ore di riunione del Consiglio dei ministri il premier Paolo Gentiloni ha sintetizzato le scelte adottate dall’esecutivo tra documento programmatico, il Def, e decreto di correzione chiesto dalla Ue, sottolineando che l’Italia prosegue nel percorso di riforme per sostenere la crescita e si presenta a Bruxelles con “i conti in ordine ma senza aumentare le tasse“. Anzi, possibilmente continuando a ridurre il peso ancora “eccessivo” del fisco.

I numeri precisi, così come il dettaglio delle misure, arriveranno solo nei prossimi giorni. Di certo nel “maxi-decreto” ci sarà, ha confermato Gentiloni “la correzione dei conti dello 0,2%, le misure a favore degli enti locali, misure per il terremoto, altre misure per la crescita”. In queste settimane, ci ha tenuto a sottolineare il presidente del Consiglio, Palazzo Chigi ha lavorato in stretto contatto con via XX settembre e “insieme al ministro dell’Economia” si sono trovate “le soluzioni migliori”, come dimostra in modo “molto eloquente il consenso del Cdm alla proposta”.

La discussione, ha ripetuto, è stata “fluida” e ora toccherà al Parlamento valutare le misure perché “non c’è un altro luogo in cui vengono discusse”. Allusione che sembra richiamare i dubbi e le correzioni che nelle settimane scorse i renziani hanno esposto a Padoan mettendo lo stop a nuove tasse, riforma del catasto – che non dovrebbe essere contenuta nel Def – e privatizzazioni. “Avanti, insieme, senza nuove tasse. Rottamare il modello fiscale ‘Dracula’ è possibile e il Pd lo sta dimostrando”, è la sintesi dei risultati ottenuti del di Edoardo Fanucci, fedelissimo dell’ex premier.

Il percorso per la cessione di quote delle società pubbliche, ha ribadito il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, è però confermato nel Def, con l’obiettivo però di ricavare non più lo 0,5% ma lo 0,3% del Pil (circa 5 miliardi anziché 8 l’anno) da destinare all’abbattimento del debito che “finalmente si è stabilizzato”. Saranno le soluzioni ad essere “originali”. Il ministro non è entrato, anche in questo caso, nei dettagli, limitandosi a dire che in consiglio c’è stato un primo scambio di idee, “con l’obiettivo di tornarci a breve sopra ed eventualmente di prendere decisioni concrete”.

In queste settimane una delle vie che il Tesoro ha esplorato con la Cassa depositi e prestiti è quella di un coinvolgimento diretto della Cdp, cui potrebbero essere conferite quote delle grandi partecipate (a partire da Eni, Enel e Poste). Ma, a quanto si apprende, anche sul ruolo della Cassa il vertice del Pd avrebbe consigliato di soprassedere e di avviare una riflessione.

Rispetto alle ultime stime del governo, il quadro macroeconomico viene quindi in gran parte confermato, con stime anzi addirittura più prudenti sul Pil dei prossimi anni. Lo stesso dicasi per il deficit che nel 2018 è stato lasciato fermo all’1,2% anche se Gentiloni ha voluto lasciare una porta aperta. Proprio l’asticella dell’indebitamento potrebbe infatti essere rialzata (indiscrezioni parlano dell’1,8%) nei prossimi mesi in base all’andamento della trattativa con l’Unione europea per ottenere nuova flessibilità.