“Non c’e’ altra alternativa all’accordo, non c’è alcuna possibilità di nazionalizzazione. Bisogna semplicemente seguire con coraggio questa strada che è stata iniziata e che può essere l’unica strada che permetta di salvare davvero tanti posti di lavoro e di rilanciare Alitalia“. Lo ha detto il ministro dei Trasporti Graziano Delrio al Tg1, alla vigilia della chiusura del referendum che chiama gli oltre 12.000 dipendenti della compagnia aerea a esprimersi sul pre-accordo raggiunto al Mise da azienda e sindacati.
Il monito di Gentiloni
Parole che fanno eco a quelle del presidente del Consiglio Gentiloni che ha avvertito: “So bene che ai dipendenti vengono chiesti sacrifici, ma so che senza l’intesa sul nuovo piano industriale l’Alitalia non potrà sopravvivere. Sento il dovere di ricordare a tutti la gravità della situazione in cui ci troviamo. Alitalia è una azienda privata. Di fronte alle sue perduranti e serie difficoltà il governo ha incoraggiato gli azionisti italiani e stranieri a impegnarsi in un nuovo piano industriale e in una forte ricapitalizzazione della società”.
Urne aperte fino a domani
Il referendum dei lavoratori il cui esito deciderà il destino della compagnia aerea si chiuderà domani alle 16. Se la maggioranza accetterà il pre-accordo sottoscritto il 14 aprile da azienda e sindacati, gli azionisti si sono impegnati a ricapitalizzare la società, ormai a corto di liquidità. I risultati del referendum saranno diffusi già in serata, e per martedì è convocato un tavolo tra azienda, sindacati e Governo per discutere l’esito della votazione. Il cda per la ricapitalizzazione e la nomina di Luigi Gubitosi a presidente, se prevarranno i sì, potrebbe tenersi gia’ il 27 aprile. In caso di vittoria dei no si aprirebbe invece la strada per la messa in liquidazione dell’ex compagnia di bandiera, con la nomina di un commissario straordinario.
Calenda e Gubitosi
Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha ribadito più volte che se il referendum dovesse dare esito negativo “deve essere chiaro a tutti che si va verso il rischio concretissimo di una liquidazione della compagnia” perché il Governo “non è intenzionato a mettere ancora soldi pubblici dentro Alitalia“. E ha detto una volta di più che “non esiste un’alternativa di nazionalizzazione“. Sulla stessa lunghezza d’onda gli ultimi interventi del presidente in pectore di Alitalia, Luigi Gubitosi: senza accordo “non c’è piano B. La via per il Cda in assenza di ricapitalizzazione è la richiesta di provvedimento amministrativo che porterebbe Alitalia a destino a cui non voglio nemmeno pensare”.
L’appello dei sindacati
L’appello alla responsabilità è rimbalzato da più parti negli ultimi giorni. Dalla leader della Cgil, Susanna Camusso, a quella della Cisl, Annamaria Furlan, fino a Carmelo Barbagallo della Uil: tutti d’accordo sul fatto che oggi il tema è “salvare l’impresa” e “mantenerla viva” per garantire l’occupazione. “Il futuro di Alitalia è legato alla scelta dei lavoratori – ha dichiarato in una nota Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl – Le ore che ci separano dall’esito del referendum sono davvero poche e la preoccupazione espressa dal Presidente Gentiloni è plausibile”.
Furlan: “Serve responsabilità”
Le affermazioni del premier “ci mettono di fronte a una drammatica realtà: Alitalia morirà se verrà bocciato il piano. I lavoratori di Alitalia hanno ora in mano il destino della loro azienda” ha detto Furlan. “Non c’è oggi una alternativa concreta al piano industriale di sviluppo e di ricapitalizzazione su cui si sono impegnati il nuovo management di Alitalia e gli azionisti italiani e stranieri – ha aggiunto la leader della Cisl – ma senza il sì a maggioranza dei lavoratori, Alitalia difficilmente potrà sopravvivere. Siamo consapevoli dei sacrifici che vengono nuovamente richiesti a tutto il personale di Alitalia. Ma il sindacato ha fatto la sua parte, cercando di modificare il piano iniziale dell’azienda e contrattando con grande determinazione ogni possibile garanzia occupazionale e salariale per i lavoratori”. Ecco perché, prosegue, “in queste poche ore che mancano alla fine della consultazione, occorre rinnovare l’appello al senso di responsabilità dei lavoratori di Alitalia. Bisogna dare fiducia al nuovo management di Alitalia ed al piano di investimenti che deve rilanciare la compagnia, offrendo una prospettiva di sviluppo al trasporto aereo ed una certezza di impiego alle lavoratrici ed ai lavoratori di Alitalia e dell’indotto”.
Le cifre dell’accordo
L’intesa raggiunta con i sindacati prevede un ulteriore impegno finanziario da parte dei soci di quasi 2 miliardi di euro. Pesanti i sacrifici chiesti in cambio ai lavoratori. Sono 980 gli esuberi a tempo indeterminato tra il personale di terra, mentre quello navigante si vedrà ridurre la retribuzione dell’8% e i riposi annuali da 120 a 108. Ai nuovi assunti verrà applicato il meno oneroso contratto ‘cityliner’, il vettore a breve raggio. Per favorire l’affluenza al referendum sono stati allestiti sette seggi: cinque all’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, due a Malpensa e uno a Linate. Secondo fonti sindacali alle 20 di venerdì avevano già votato circa 6.500 dipendenti, oltre il 50%.