Primi dettagli ma sostanziali sull'intesa tra Fiat Chrysler e Groupe Psa, accordo da limare ma ormai dato per ufficiale, perlomeno nelle sue impostazioni generali: ruolo fifty fifty, inserimento automatico ai vertici del mercato automobilistico e potenzialità da 9 milioni di vetture annue. Chiarezza progressiva su tutto il resto, che verrà snocciolato poco a poco, nell'ambito della definizione del super-brand. Anche il premier italiano, Giuseppe Conte, si mantiene prudente: “Si tratta di un'operazione di mercato, non posso giudicare l'accordo ma quello che preme al governo è che sia assicurato il livello di produzione e quello di occupazione in Italia e quindi la continuità aziendale”. E anche le sigle sindacali mantengono qualche riserva, non tanto sull'accordo in sé, quanto sulla tenuta del settore occupazionale: “C'è una fortissima preoccupazione per gli stabilimenti – ha spiegato Francesca Re David, segretario generale Fiom Cgil -. In Italia c'è una capacità produttiva installata di 1,5 milioni di auto, ma ne vengono prodotte meno della metà. I nostri stabilimenti sono pieni di cassintegrati, la fusione è molto rischiosa”.
Al di là delle prudenze e al netto delle rassicurazioni (“sinergie annuali a breve termine stimate in circa 3,7 miliardi di euro”, il tutto, si specifica nella nota e “senza chiusure di stabilimenti“). resta il fatto che l'eventuale creazione del supergruppo fra i due colossi dell'automobilismo europeo creerebbe di colpo uno dei principali competitor del settore, addirittura il quarto costruttore al mondo, in netta competizione con i marchi monstre del mercato asiatico e americano, con un potenziale da leader in prospettiva: “La fusione proposta – ha detto l'ad di Fca, Mike Manley, scrivendo ai dipendenti – va oltre i numeri e le sinergie. Intendiamo unire due aziende con la stessa visione, lo stesso livello di apertura e fiducia l'uno nell'altro”. Prospettive sufficienti a far schizzare il titolo di Fca del 7% a Wall Street, mentre rallenta dell'11% quello Peugeot.
Buoni propositi ma, comunque, con garanzie necessarie chieste da più fronti: “Serve continuità – ha detto il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli – sul piano industriale e gli investimenti e la produzione in Italia. L'unione di due grandi gruppi come Fca e Psa può avere economie di scala su costi, ma la riduzione non deve ripercuotersi o incidere sui lavoratori nel nostro Paese. Non ho parlato con i vertici Fca ma qualche giorno fa ci siamo incontrati al tavolo dell'automotive. Questo accordo, se rispetterà il piano industriale e occupazionale nel nostro Paese, è una buona notizia e la capacità di sviluppo nel settore automotive può portare a benefici“.
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