E' morto Salvatore Ligresti, ex patron di Fonsai

Imprenditore e uomo d'affari, fondatore del gruppo Fonsai e grande protagonsita del mondo finanziario di Milano: è morto, all'età di 86 anni, Salvatore Ligresti, il buisiness-man siciliano finito al centro in alcuni dei maggiori scandali della finanza a partire dalla fine degli anni 80, tra i quali Tangentopoli, le 'Aree d'oro' del 1986 e anche il crack del suo stesso gruppo, costatogli una condanna in primo grado a 6 anni nel 2016. Nativo di Paternò, la carriera di Ligresti si era radicata quasi subito nella Milano del boom economico, dove aveva iniziato a stringere i primi accordi di collaborazione e ad avviare le sue prime partecipazioni nelle quote di grandi società (Pirelli, Gemina e anche Mediobanca, nel cui dominus entrò grazie anche ai suoi rapporti con il conterraneo Enrico Cuccia).

L'ascesa

Non ci mise molto, Salvatore Ligresti, a farsi largo nella rete finanziaria della Milano di quegli anni, quando al capoluogo lomobardo veniva attribuito non a caso l'appellativo “da bere”: appalti pubblici, opere per il settore terziario (che soppianta man mano quello industriale), investimenti sul piano immobiliare. Questi ultimi, in particolare, rappresentano una notevole fonte di introito e, in questo contesto, si inseriscono i patti di sindacato (Pirelli prima, Mediobanca poi). Un giro d'affari considerevole negli anni del boom finanziario e delle holding.

Dall'81 al 2011

La prima difficile prova arrivò nel febbraio del 1981, quando sua moglie venne sequestrata da un gruppo di mafiosi, tra cui un fedelissimo di Stefano Bontate. La donna rimase prigioniera per circa un mese, prima che il pagamento di un riscatto di 600 milioni le consentisse di tornare libera, senza che questo bastasse a evitare una lunga inchiesta per presunti legami con gli ambienti mafiosi da parte di Ligresti, mai provati. Cinque anni più tardi, il nome dell'imprenditore fu accostato allo scandalo delle Aree d'oro su terreni richiesti dal Comune di Milano a Ligresti. Inchiesta che, a seguito di una riscontrata difformità fra i prezzi fra quella giunta e la precedente, portò alle dimissioni dell'allora amminstrazione socialista, anche se l'inchiesta si concluse con un'archiviazione. Nel 1992 fu il turno di Tangentopoli (condanna a due anni e quattro mesi ma con l'affidamento ai servizi sociali e lavoro per la Caritas ambrosiana al posto del carcere) e, nel 2011, del dissesto economico di Fonsai, Milano Assicurazioni e Premafin, le principali società di famiglia. L'inchiesta era arrivata a una condanna in primo grado a 6 anni per falso in bilancio e manipolazione del mercato per Fonsai a Torino e a 5 anni per aggiotaggio in relazione alla vicenda Premafin.