E’ morto, stroncato da un malore mentre issava a riva la sua barca sulla spiaggia a Montauro, nel catanzarese, il controverso agente Giovanni Aiello, meglio noto alle cronache nostrane con il soprannome “Faccia da mostro”, coniato in riferimento alla lunga cicatrice che segnava il suo volto. Il nome di Aiello, nel corso degli anni, si era legato a doppio filo con alcuni casi irrisolti della cronaca recente del nostro Paese, in particolare alle stragi di mafia degli anni ’90. Secondo una prima ricostruzione, l’ex agente si sarebbe accasciato appena tirata in secca l’imbarcazione, davanti agli altri bagnanti che lo avevano aiutato.
Una figura estremamente ambigua quella di “Faccia da mostro”, ufficialmente un agente della Polizia di Stato ma, più volte, identificato come un possibile 007 connesso all’intelligence italiana e ai servizi deviati, ipotesi più volte smentite da Aisi e Aise. Eppure, negli anni, numerosi pentiti di mafia avevano accostato il suo volto, deturpato da un segno indelebile provocato da un’esplosione, a numerosi episodi legati alla Palermo di due decenni fa. Un suo possibile coinvolgimento indiretto nella cronaca nera siciliana degli anni ’90 venne avanzato dal boss Luigi Ilardo, il quale aveva per primo parlato di “una faccia da mostro”. Da quelle rivelazioni, arrivarono le indagini a carico di Aiello, condotte da ben quattro procure (Caltanissetta, Palermo, Catania e Reggio Calabria), orientate sul suo presunto collegamento all’attentato di Villagrazia di Carini, nel 1989, nel quale rimasero uccisi il poliziotto Antonino D’Agostino e sua moglie Ida, incinta di due mesi. La successiva inchiesta, però, non portò a nessun indizio a carico dell’agente, sul quale gravava esclusivamente l’accusa del padre di D’Agostino che, durante un incidente probatorio nell’aula buker del Tribunale di Palermo, disse di averlo riconosciuto.
Ma di lui si parlò anche in relazione alla strage di Via D’Amelio e, addirittura, all’attentato fallito dell’Addaura, anch’esso risalente al 1989, organizzato contro il magistrato Giovanni Falcone. In nessuno di questi casi, però, si è mai arrivati a un processo a suo carico e i sospetti su di lui, che nel frattempo si era sempre dichiarato estraneo alle ipotesi avanzate nei suoi confronti, sono sempre rimasti tali. Il suo congedo dalla Polizia di Stato era arrivato nel 1977 e, da allora, di lui si era sempre parlato in relazione al suo presunto ruolo in molti misteri siciliani legati alle stragi di mafia. Più recentemente (nel luglio scorso), il suo nome era tornato alla ribalta a seguito dell’indagine a suo carico avviata dalla Procura di Reggio Calabria che ha coordinato l’inchiesta sui mandanti degli attentati ai danni dei carabinieri compiuti nel 1994 nella città calabrese, svelando la presunta complicità nella strategia terroristico-mafiosa di Cosa nostra e ’ndrangheta, accusato di “induzione a rendere dichiarazioni false all’autorità giudiziaria. Non è ancora chiaro se, come richiesto da diverse parti, verrà effettuata un’autopsia sul suo corpo.
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