“Siamo all’Onu per accelerare gli accordi per il ritorno di organizzazioni come Oim e Unhcr in Libia”. Questo quanto spiegato dal ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ai cronisti presenti al Palazzo di vetro dell’Onu, a New York. Il capo della Farnesina si è recato nella Grande mela per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni unite, importante crocevia per molte questioni calde nel campo della geopolitica, prima fra tutte quella della Corea del Nord. Ma, per il momento, Alfano si è concentrato sul tema dei migranti, in un momento particolarmente delicato per l’Italia, con lo stallo sullo Ius soli che continua a dividere il mondo della politica: “Noi abbiamo votato lo Ius soli nel 2015. Ribadisco che per noi non c’e’ un problema di merito ma solo di logistica temporale. Comunque ne parleremo nella direzione nazionale di martedì 26″.
Per quanto riguarda la cooperazione fra Italia e Libia, Alfano ha espresso “cauto ottimismo” riferendosi al possibile ritorno a Tripoli delle due Ong operanti fra i migranti (Oim e Unhcr in particolare). A questo proposito, il ministro degli Esteri ha spiegato che l’impegno fra i due Paesi prosegue e che, per permettere l’azione di organizzazioni italiane nello Stato nordafricano, l’Italia sta studiando un meccanismo che terrà in considerazione tutte le condizioni di sicurezza necessarie per operare al meglio sul territorio: “Siamo il paese che ha salvato mezzo milione di vite – ha detto il ministro -. Non chiudiamo gli occhi davanti a violazioni dei diritti umani”.
Restando sul tema della Libia, in un colloquio con i cronisti del “Times” britannico, il ministro ha detto che “ci sono troppi mediatori”, ribadendo la necessità che l’Onu conduca i negoziati che possano risolvere la crisi: “Ci sono state troppe mediazioni e pochi risultati, è tempo di voltare pagina”, ha spiegato. Alfano ha invocato, parlando al quotidiano del Regno Unito, l’unificazione degli sforzi internazionali per favorire l’operato di Ghassan Salamé, inviato speciale Onu nel Paese. Per quanto riguarda l’Italia, il ministro ha spiegato che quella intrapresa era l’unica via possibile, a fronte di un’Europa che non ha condiviso il peso dell’emergenza.
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