Gli effetti del Coronavirus sul livello di rumore

L'Istituto di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) ha analizzato i dati dei livelli di rumore provenienti da varie stazioni dopo i decreti del governo

Oltre degli effetti disastrosi sulla sanità e sull’economia, il coronavirus è stato foriero anche della riduzione del tasso di inquinamento a livello globale e della riduzione del livello del rumore percepito. Se ci si fa caso, infatti, in questi giorni di stop alla circolazione si può sentire in lontananza il suono delle campane di Chiese anche lontane. “La riduzione degli spostamenti dovrebbe avere un impatto anche sul livello di rumore ambientale” secondo gli esperti dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). 

 

 

I dati

Si tratta del cosiddetto rumore antropico, visibile chiaramente in tutte le stazioni sismiche sufficientemente vicine a città, paesi o infrastrutture come ferrovie e strade. Ad esempio osservando il segnale sismico giornaliero registrato dalla stazione di Orzinuovi, in provincia di Brescia (codice stazione ORZI) ogni lunedì dal 24 febbraio al 30 marzo 2020 si nota chiaramente una differenza tra il giorno e la notte. In questo caso i risultati sono mostrati per l’intervallo di frequenza 1 – 20 Hz, intervallo in cui il rumore ambientale è principalmente generato dall’attività antropica (es. traffico o macchinari). Osservando per questa stazione e per gli stessi giorni il livello di rumore diurno si nota una progressiva diminuzione in linea con le diverse misure adottate.

Le misurazioni

Per valutare analiticamente questa progressiva riduzione, sono state scelte due stazioni della Rete Sismica Nazionale che si trovano nelle aree di maggiore diffusione del virus: la già citata Orzinuovi, in provincia di Brescia (codice stazione ORZI), e Piacenza (codice stazione PCN), equipaggiate rispettivamente con un sismometro a larga banda (broad-band Trillium 40s) e un velocimetro a corto periodo (Lunitek Tellus 1s). Dal 23 febbraio al 31 marzo, per ogni stazione, sono state selezionate due ore di segnale alla stessa ora del giorno (dalle 08:00 alle 10:00) e della notte (dalle 01:00 alle 03:00). Al segnale (espresso in count) è stata sottratta la linea di base e sono stati calcolati gli spettri di Fourier. Gli spettri sono stati lisciati con una media mobile, considerando 20000 campioni.

I risultati

Solo in seguito al decreto dell’8 marzo, ma soprattutto in seguito al DPCM del 22 marzo, in media, il rumore ambientale registrato di giorno è diminuito in modo sostanziale. E’ molto evidente invece la diminuzione del livello di rumore nelle finestre notturne dopo l’8 marzo. Questo probabilmente è dovuto alla chiusura di esercizi commerciali come bar, ristoranti e, in generale, punti di ritrovo o di svago (cinema, teatri, pub e locali assimilati).

I decreti interessati

In seguito all’emergenza Covid-19, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha emanato una serie di decreti, che hanno limitato progressivamente la libertà di movimento dei cittadini, per contenere la diffusione del Coronavirus. In Lombardia e Veneto le attività didattiche di scuole e università sono state sospese il 23 febbraio ed in tutta Italia il 4 marzo; il DPCM del 23 febbraio ha comportato la chiusura di dieci comuni in provincia di Lodi e uno in provincia di Padova; il DPCM del 4 marzo ha sospeso ogni attività che potesse comportare assembramenti e affollamenti; il DPCM dell’8 marzo ha comportato la chiusura dell’intera Lombardia e delle 11 province in cui si era verificata la maggioranza dei casi di infezione; il DPCM dell’11 marzo ha esteso a tutta l’Italia le misure del precedente decreto; infine il DPCM del 22 marzo ha portato alla chiusura di tutti i servizi non essenziali, limitando drasticamente la libertà di movimento dei cittadini.