Non basta la nuova policy per arginare l'odio in rete. Ne è convinto il Ceo di Facebook Mark Zuckerberg il quale, dopo aver annunciato la nuova strategia del social per contrastare il suprematismo bianco, come prevedibile chiede collaborazione ai governi mondiali: “Ho passato la maggior parte degli ultimi due anni a concentrarmi su problemi come contenuti dannosi, integrità elettorale e privacy. Penso che sia importante definire quali ruoli vogliamo che le aziende e i governi possano giocare nell'affrontare queste sfide”. Una richiesta che arriva in una lettera pubblicata dal Washington Post e che fa seguito all'annuncio di una maggiore vigilanza sui contenuti inneggianti all'odio e all'intolleranza sulla piattaforma da lui creata.
Una strategia che, però, secondo Zuckerberg da sola non basta: “Credo che abbiamo bisogno di un ruolo più attivo per i governi e le autorità di regolamentazione. Aggiornando le regole per internet, possiamo preservare il meglio di questo mondo, la libertà che hanno le persone di esprimersi e quella degli imprenditori di inventare cose nuove, proteggendo anche la società dai danni più ampi”. Questo non preclude, spiega, alla forte responsabilità del social network ma richiede al tempo stesso un “nuovo regolamento in quattro aree: contenuti dannosi, l'integrità elettorale, la privacy degli utenti e la portabilità dei dati”. In primo luogo, va affrontata la questione dei contenuti dannosi: “Facebook dà a tutti i suoi iscritti uno strumento per usare la propria voce, e questo crea dei veri e propri benefici. Come parte di questo, abbiamo la responsabilità di garantire sicurezza alle persone sulla nostra piattaforma. Questo significa decidere quello che è propaganda terroristica, post di odio e altro ancora. Nel tempo ci siamo confrontati con gli esperti sulle nostre politiche in questo senso, ma mi rendo contro che così faremo sempre errori e prenderemo decisioni con le quali le persone non sono d'accordo”.
Serve quindi una visione condivisa, una strategia comune sul tema della tutela e della vigilanza: “Le regole che disciplinano l'internet hanno permesso a una generazione di imprenditori di costruire servizi che hanno cambiato il mondo. È tempo di aggiornare queste regole per definire le responsabilità chiare per le persone, le aziende e i governi”.
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