Un vero e proprio campo di battaglia: così si presenta il sud dello Yemen diviso tra i ribelli sciiti Houthi che resistono a Taiz, città strategica per la sua posizione centrale tra la capitale Sana’a e Aden, e le milizie fedeli al presidente Abde Rabbo Mansur Hadi che hanno preso il controllo di Daliya.
Nel contesto della guerra però non sono mancati segnali di dialogo, l’ultimo riguarda lo scambio dei prigionieri meditato dalla Croce Rossa Internazionale: trenta combattenti filo-governativi sono stati rilasciati al posto di 7 comandanti Houthi. Un episodio positivo se si considera la portata di un conflitto che dal 26 marzo ha raggiunto un bilancio di 4 mila vittime.
Anche se con difficoltà, proseguono i raid della coalizione a guida saudita e i civili rimangono imprigionati dietro la linea del fronte, bisognosi di ogni necessità, tra cui la più allarmante è quella di non riuscire a garantire l’accesso alle strutture mediche. “Alcuni pazienti hanno dovuto attendere ore per raggiungere l’ospedale e ricevere assistenza – spiega Joanne Liu, presidente di medici senza frontiere – A causa di questi ritardi, 5 persone non ce l’hanno fatta, perché non sono arrivate in tempo. Le emergenze devono avere la priorità”.
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