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YEMEN, ADEN E’ ANCORA UN CAMPO DI BATTAGLIA

Non hanno tregua i bombardamenti nello Yemen. Soltanto in un mese sono morte oltre mille persone, la metà sono civili, secondo l’Onu. Almeno 28 nei combattimenti avvenuti nelle ultime ore intorno alla citta’ di Aden, nel Sud, tra forze lealiste e ribelli sciiti Huthi appoggiati dalle truppe ancora fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh. Ne dà notizia la televisione panaraba Al Jazira. Intanto si moltiplicano gli appelli a negoziare. L’ultimo è quello dell’ex presidente Saleh che ha chiesto ai ribelli Houthi, suoi sostenitori, di ritirarsi dalle zone conquistate, tra cui la capitale Sanaa, e di sedersi al tavolo delle trattative con le autorità yemenite.

Anche gli Stati Uniti hanno esortato le milizie sciite a dialogare, il segretario di Stato Usa John Kerry ha lanciato un appello ai ribelli sciiti in Yemen e a coloro che “hanno influenza su di loro” per unirsi al tavolo dei negoziati. “Occorre lavorare in entrambi i sensi”, ha detto Kerry al margine del Consiglio artico in corso in Canada, precisando che l’Arabia Saudita aveva annunciato di passare alla fase umanitaria della loro campagna. “Abbiamo bisogno che gli Houthi e coloro i quali hanno influenza su di loro siano pronti a unirsi ai negoziati”, ha aggiunto il segretario di Stato Usa. Gli Stati Uniti avevano già nominato un mediatore e le due parti sembravano pronte a discutere per trovare un luogo per i negoziati, ha detto Kerry. “Ora – ha sottolineato – l’obiettivo è cominciare al più presto le discussioni perché è assolutamente essenziale una soluzione politica”. Nei giorni scorsi la portaerei Theodore Roosevelt e una nave lancia missili americane si sono ritirate dalle acque al largo dello Yemen dopo che un convoglio marittimo iraniano, sospettato di trasportare armi destinate alla fazione degli Houthi, ha fatto marcia indietro.

Si fanno i conti anche dei danni provocati dai raid aerei della coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Decine di villaggi sono rimasti danneggiati, come quello di Attan, che ha oltre 400 anni di vita e ospita un’antica fortezza. “Qui c’erano 54 case dove vivevano 75 famiglie, ma non c‘è più nessuno da quando si sono verificati i bombardamenti”, dice il capo villaggio. “Questo è un sito storico, risale all’Impero Ottomano. Ma ora dobbiamo andar via, siamo tutti vittime dei raid aerei”.

don Marco Mondelci

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