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USA, KERRY IN KENYA E NIGERIA PER DISCUTERE DI LOTTA AL TERRORISMO

Il segretario di Stato americano John Kerry è volato in Kenya per avviare i colloqui con i leader dei Paesi dell’Africa orientale sulla sicurezza nella regione. Il viaggio si concluderà mercoledì 24 agosto con la visita in Nigeria. Ad accoglierlo all’aeroporto di Nairobi, capitale dello Stato dell’Africa orientale, la ministra degli Esteri keniota Amina Mohamed.

Come riportato dal portavoce del Dipartimento di Stato, John Kirby, oggi a Nairobi il capo della diplomazia Usa incontrerà il presidente keniota Uhuru Kenyatta con il quale discuterà delle “questioni di sicurezza regionale e di cooperazione nella lotta contro il terrorismo”, nonché dei rapporti con le Nazioni confinanti del nord. Nello specifico, del conflitto in Sud Sudan e degli sforzi regionali per contrastare i ribelli jihadisti di al Shabaab in Somalia. A seguire, sempre a Nairobi, Kerry incontrerà i ministri degli Esteri di otto paesi dell’Africa orientale con i quali parlerà dei principali dossier e problematiche regionali.

Domani il segretario di Stato statunitense arriverà in Nigeria e incontrerà il presidente nigeriano Muhammadu Buhari col quale discuterà degli sforzi congiunti contro il gruppo islamista Boko Haram. In merito, il governo di Abuja starebbe pensando a uno scambio per ottenere la liberazione delle studentesse rapite due anni fa dai terroristi nordnigeriani. Di molte si sono perse le tracce, ma alcune sono apparse in un video diffuso dai terroristi solo pochi giorni fa. Le forze di sicurezza starebbero infatti analizzando profili di detenuti jihadisti liberabili. Kerry tratterà anche altri temi quali economia, lotta alla corruzione e diritti umani.

Dopo l’incontro, il segretario Usa si recherà anche a Sokoto, Stato nigeriano nel nord ovest del Paese, dove terrà un discorso sulla tolleranza religiosa e sulla lotta contro la violenza radicale. Al termine della visita africana, si recherà in Arabia Saudita, a Gedda, per incontrare il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson, l’inviato delle Nazioni Unite per lo Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, e i segretari di Stato dei paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo: Arabia Saudita, Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Sul tavolo, la spinosa situazione nel vicino Yemen.

Milena Castigli

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