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Trump vuole un database per il Dna dei migranti clandestini

L'amministrazione del Presidente Trump avrebbe pronto un sistema per raccogliere e conservare il Dna degli immigrati entrati clandestinamente nel Paese e che sono rinchiusi nelle carceri federali. A riportare la notizia è il New York Times, riportando che il sistema – finalizzato alla creazione di una banca dati – sarebbe allo studio del Dipartimento della sicurezza interna (Dhs) che lavorerebbe anche a un regolamento federale che darebbe agli agenti che si occupano di immigrazione, l'autorità di raccogliere il dna su oltre 40 mila persone detenute.

Le polemiche

Alcuni responsabili del Dhs, come riporta La Repubblica, avrebbero affermato che questa politica permetterebbe di dare agli agenti di frontiera un'idea migliore della situazione dei migranti detenuti. Una volta raccolte le informazioni genetiche, infatti, gli immigrati sarebbero registrati in un database dell'Fbi chiamato Codis che raccoglie milioni di profili di persone arrestate o ritenute colpevoli di delitti o crimini. I dati sarebbero a disposizione anche di altre agenzie federali. “Questo permetterà di migliorare la nostra capacità ddi identificare una persona che prova a entrare illegalmente nel Paese ed aiuterebbe anche altri organismi”, avrebbero dichiarato fonti del Codis. Ma quella che almeno per ora è solo un'ipotesi ha sollevato le polemiche delle associazioni per i diritti civili. Per loro, infatti, non si tratta di un modo per contrastare la criminalità, ma è un controllo della popolazione che va contro le più elementari nozioni di libertà

Le controverse idee di Trump

Ma il presidente Trump, non è nuovo a idee che potrebbero definirsi controverse per contrastare l'ingresso illegale dei migranti nel Paese. Sempre il New York Times, nei giorni scorsi, aveva rivelato delle ipotesi formulate dal presidente statunitense – ma bocciate dal suo staff -, tra cui spiccava il suggerimento di sparare ai migranti che tirano petre al confine con il Messico. Secondo il quotidiano, inoltre, Trump avrebbe anche ipotizzato di utilizzare – per fortificare il muro al confine – una sorta di fossato pieno di acqua con serpenti e coccodrilli, oppure di elettrificare le reti.

Manuela Petrini

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