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Trump licenzia Sessions

Stavolta è tutto vero: Jeff Sessions mette la parola fine al suo rapporto con Donald Trump, poggiando sulla Resolute del presidente americano la sua lettera di dimissioni dalla carica di Attorney general della Casa Bianca. Un gesto che capitalizza oltre un anno di tensioni fra il Tycoon e il suo ministro, finito nel mirino per aver ricusato l'indagine sul Russiagate (affidando la gestione al suo vice, Rod Rosenstein) consentendo a Mueller di subentrare nel ruolo di superprocuratore. A quanto pare (e Sessions ha tenuto a precisarlo consegnando il plico a John Kelly) è stato lo stesso chief of staff a richiedere all'attorney le dimissioni, rimpiazzandolo pressoché immediatamente con Matthew Whitaker, al quale il presidente da il benvenuto a colpi di tweet precisando indirettamente che il suo incarico sarà provvisorio e che un ministro in pianta stabile “sarà nominato in un secondo momento”.

La vicenda

Si chiude così la tormentata relazione professionale fra Trump e Sessions, il leader e il fedelissimo diventato poi scomodo nemico. Al compagno d'avvenutre Jeff, figura fondamentale nella scalata al potere del Tycoon e fra i maggiori interpreti della sua idea di America, completamente diversa da quella che fu l'era Obama, il presidente non ha mai perdonato quel passo indietro sull'affaire Russiagate che, a suo giudizio, aveva spalancato le porte a Mueller ed esposto la Casa Bianca al fuoco dei detrattori. D'altronde, Trump non ha eseguito materialmente l'aut aut nei confronti di Sessions, delegando il compito al capostaff Kelly. Anzi, in mattinata il presidente aveva eluso una domanda mirata sui suoi rapporti con l'ormai ex attorney, dichiarandosi “pienamente soddisfatto del suo gabinetto”. Un pensiero, seppure breve, lo ha comunque rivolto all'ex fedelissimo, ringraziandolo in un tweet per quanto fatto e augurandogli il meglio per il futuro.

 

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Scenari incerti

Ora, con le elezioni di Midterm che parlano di una Camera finita in mano ai democratici e di un Senato rimasto in mano ai repubblicani, la questione sarà capire quale peso rivestirà sul Russiagate l'estromissione di Sessions e se, in qualche modo, questa potrebbe influire sul lavoro di Mueller. Al momento non è nemmeno chiaro se il superprocuratore sia stato informato per tempo dell'avvicendamento al dicastero della giustizia. Quel che è certo è che una futura nomina definitiva del nuovo attorney dovrà essere approvata dal Senato il quale resta, per l'appunto, in salde mani repubblicane.

Mattia Damiani

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