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Trump e Kim di nuovo faccia a faccia

Come a Singapore, la stretta di mano fra Donald Trump e Kim Jong-un davanti alla fila alternata di bandiere dei rispettivi Paesi all'Hotel Metropole fa da copertina. Il vero succo del nuovo vertice fra i due leader si snoderà poco a poco, incontro per incontro. L'ottimismo c'è: per Trump “i colloqui saranno di grande successo”, non risparmiando i propri complimenti a Kim, definito “un grande leader”, e al suo Paese, secondo lui “dalle potenzialità illimitate”. Per il resto si vedrà: i colloqui saranno al centro di tutto ma per il presidente americano la giornata sarà tutt'altro che semplice anche per altre questioni, prima fra tutte l'audizione pubblica del suo ex legale Michael Cohen, che ha già annunciato battaglia davanti alla Commissione del Senato al completo. A ogni modo, Trump avrà modo di confrontarsi con la questione più avanti visto che, dopo mesi di preparativi, si trova nuovamente occhi negli occhi con Kim Jong-un, pronto a fare il punto sul processo di denuclearizzazione coreano, tema cardine del documento di giugno, ma non solo.

I temi del summit

L'ormai classica stretta di mano è, di fatto, l'anticipazione di un sottobosco molto più ricco, o almeno così si spera. Si comincia con 20 minuti di faccia a faccia, poi la cena fra leader e consiglieri vari. Inevitabile che le grane interne possano in qualche modo pesare sulla serenità di Donald Trump (ad alcuni apparso più teso della volta scorsa, quando si era recato al summit di Singapore forte di un G7 vissuto da protagonista e poi lasciato regalando ai colleghi un rebus complesso da sciogliere). L'obiettivo, però, è tornare a Washington con la sottoscrizione del precedente accordo e, magari, con qualche garanzia in più che i termini dell'accordo precedente siano in fase di assolvimento. L'Intelligence americana ha più volte ribadito, in questi mesi, che nonostante il silenzio dei test missilistici Kim ha continuato con l'implementazione nucleare del suo Paese. Per il leader nordcoreano, la proposa di denuclearizzazione non sarebbe da scartare ma, per lui, è una richiesta che va intesa per tutta la Penisola, quindi anche per Seul.

 

Mattia Damiani

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