Categories: Esteri

Teheran scende in piazza contro Trump

Di fatto l'ambasciata in quel luogo non c'è più ma i cittadini di Teheran hanno scelto lo stesso di scendere in piazza e radunarsi davanti all'edificio dell'ex sede diplomatica degli Stati Uniti in Iran, per manifestare contro il ripristino delle sanzioni ai Paesi che continueranno l'import di petrolio dallo Stato mediorientale. Nel mirino dei dimostranti, in particolare, finisce il presidente americano Donald Trump, prodigo di provocazioni stile Game of Thrones nei giorni scorsi e ripagato con la stessa moneta (e anche di più) dalla folla. Sul profilo Instagram del generale delle Guardie rivoluzionarie, Qassem Soleimani, appare una locandina che ricalca quella utilizzata da Trump per annunciare l'arrivo del 5 novembre come l'inverno del motto di Casa Stark, ritraendosi con la scritta “I will stand against you”, “Io mi opporrò a te”.

La protesta

Nel frattempo, in piazza, migliaia di persone hanno intonato slogan contro Stati Uniti e Israele, arrivando anche a bruciare una bandiera di entrambi gli Stati. Non è un caso che i dimostranti si siano radunati ai piedi dell'ex ambasciata Usa, poiché oggi ricorre il 39esimo anniversario del sequestro dell'edificio, a 24 ore esatte dell'entrata in vigore delle sanzioni annunciate da Pompeo due giorni fa: “Gli Stati Uniti non sono il mondo, e Trump non è gli Stati Uniti – ha detto Heshmatollah Falahatpishseh, capo della Commissioneesteri e sicurezza nazionale del parlamento iraniano -. Trump fa mosse radicali, ma noi non cadremo nella trappola di reazioni radicali come il ritiro dall'accordo sul nucleare e entrare in una guerra con gli Stati Uniti che metta in pericolo le vite di donne e bambini”.

La presa dell'ambasciata

A Teheran, il 4 novembre 1979, quella che all'epoca era l'ambasciata americana venne assediata da un gruppo di militanti, i quali ritenevano che tale sede fosse diventata un polo di spionaggio per rovesciare quella che era la nascente Repubblica islamica. Per 444 giorni (fino al 20 gennaio 1981) i 52 diplomatici in servizio presso Teheran restarono ostaggio degli studenti rivoluzionari. Una crisi risolta da una mediazione diplomatica dopo il fallimento della cosiddetta operazione Eagle Claw. Negli ultimi 40 anni, secondo il leader della rivoluzione islamica, l'ayatollah Seyyed Ali Khamenei, gli Stati Uniti avrebbero cercato, senza successo, l'autorità guadagnata sotto lo scià di Persia.

 

redazione

Recent Posts

Meloni in Libia: pressing per una cooperazione sui migranti

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è arrivata in Libia, per un incontro con le…

7 Maggio 2024

Scozia, premiership a Swinney: è il nuovo primo ministro

La Scozia volta pagina. Dopo le dimissioni lampo del primo ministro, Humza Yousaf, arrivate appena…

7 Maggio 2024

Il paradosso della sanità pubblica: meno risorse ma più spese

Un dato piuttosto allarmante quello relativo alla spesa per la sanità pubblica: l'impiego di risorse…

7 Maggio 2024

Kiev accusa gli 007 russi: “Volevano uccidere Zelensky”

Sventato un piano per assassinare il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky. A riferirlo, il Servizio di…

7 Maggio 2024

Don Rotundo: “L’IA sia orientata al bene dell’uomo e del creato”

Etica e Intelligenza Artificiale: un rapporto ancora da costruire ma basilare per il bene dell'uomo…

7 Maggio 2024

E’ boom di infezioni da Streptococco: le cause

Caduto l'obbligo delle protezioni durante la pandemia di Covid-19 (mascherine, distanziamento, gel), si è osservata…

7 Maggio 2024