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Strage di Kabul, cittadini in piazza. Sospetti sulla rete Haqqani

Novanta morti e oltre 400 feriti: questo il tragico bilancio dell’attacco suicida di Kabul, messo in atto lo scorso 31 maggio con un’autobomba in pieno centro cittadino, nel quartiere sede delle ambasciate e del quartier generale della missione Nato “Resolute support”. Un attacco che ha dilaniato gli edifici della Piazza di Zanbaq e provocato vittime prevalentemente civili, impiegate negli uffici vicini. A due giorni di distanza, in un clima di confusione sulle responsabilità vere o presunte del massacro, migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale dell’Afghanistan per condannare l’attentato, chiedendo una presa di posizione del governo contro i gruppi talebani. Nel mirino, in particolare, sarebbe finita la rete Haqqani, ritenuta vicina ad Al Qaeda e sostenuta dai servizi segreti del Pakistan.

Rivendicazioni confuse

Gli slogan che hanno accompagnato il corteo, diramatosi lungo le vie della città e partecipato da militanti di partiti d’opposizione al governo e attivisti, hanno puntato il dito contro il presidente Ghani, contro gli stessi taleban (che avevano immediatamente negato le responsabilità dell’attacco) e contro il Pakistan, dove il gruppo Haqqani avrebbe la sua base. I dimostranti avrebbero anche invocato l’esecuzione, già annunciata dal presidente afghano, dei prigionieri talebani detenuti nelle carceri di Kabul. Poche ore dopo, il portavoce Zabihullah Mujahid, aveva fatto sapere che “l’esplosione non ha niente a che vedere con i mujaheddin dell’Emirato islamico… I talebani condannano ogni esplosione e attacco compiuto contro i civili o del quale i civili restino vittime”. Molto vicino al leader dei taleban, Haibatullah Akhunzada, è Sirajuddin Haqqani, figlio di Jalaluddin, il fondatore della rete.

Ipotesi collaborazione Haqqani-Daesh

I servizi di intelligence afghani (Nds), tuttavia, avrebbero individuato proprio nella temibile Rete Haqqani (la quale, solitamente, non effettua rivendicazioni) le responsabilità dell’attentato. Al momento, comunque, nonostante un’apparente rivendicazione (a quanto pare non ufficiale) da parte dell’Isis, non si hanno notizie certe sulla mente organizzativa dietro la strage di Kabul: “Non abbiamo risposte chiare – ha dichiarato Hekmatullah Azamay, ricercatore del Centro degli studi per il Conflitto e la pace di Kabul – ma l’ipotesi è che potrebbe trattarsi di una collaborazione tra Haqqani e il sedicente Stato islamico”. Il cosiddetto gruppo “Is-Khorasan”, il quale avrebbe rivendicato almeno 16 attacchi a maggio. Nel frattempo, i soccorritori proseguono il lavoro di scavo fra le macerie alla ricerca di eventuali altri corpi.

redazione

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