“Chi si abbandona alla violenza e pretende di farsi giustizia da solo verrà severamente punito”. E’ l’avvertimento dato stamani dal primo ministro indiano Narendra Modi in riferimento ai disordini iniziati venerdì scorso dopo la notizia che un noto guru locale, Gurmeet Ram Rahim, era stato condannato per stupro.
Nel corso della sua trasmissione radiofonica settimanale ‘Maan ki Baat’, il premier Modi non ha nominato esplicitamente la condanna del guru e le azioni violente dei membri dell’associazione socio-spirituale Dera Sacha Sauda, ma ha ricordato che “l’India è la terra di Lord Buddha, del Mahatma Gandhi e di Sardar Patel e nessun atto di violenza è quindi accettabile”. “Quanti – ha concluso riportato da Ansa – si abbandonino ad atti violenti per farsi giustizia da sé saranno severamente puniti, chiunque essi siano”.
Gli scontri seguiti alla condanna del guru hanno già causato 36 morti, 350 feriti e ingenti danni in varie città degli Stati di Haryana e Punjab (nell’estremo nord dell’India) in particolare nella capitale, New Delhi.
Dopo l’annuncio a Panchkula, nello Stato di Haryana, della condanna per stupro del santone la polizia indiana aveva proceduto alla chiusura con sigilli di 36 “ashram” appartenenti alla sua pseudo associazione socio-spirituale. Inoltre, gli agenti avevano arrestato almeno 600 persone e i tribunali avevano specificato che tutti i danni provocati dagli adepti del guru dovranno essere ripagati con i soldi della sua associazione.
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